Un’indiscrezione de “La Stampa” ha raccontato gli ultimi giorni alla Continassa di Thiago Motta, caratterizzati da un silenzio assordante.

L’addio di Thiago Motta cela dietro di sé tante motivazioni. Le ragioni di campo sono certamente molteplici. Nelle ultime gare infatti la Juventus non aveva mostrato alcun segno di miglioramento e continuità con quanto di buono fatto vedere a inizio stagione.

Tuttavia, dietro il fallimento del progetto non ci sono solo ragioni di carattere puramente tattico. L’assenza di empatia infatti è stata una delle maggiori colpe dell’ex tecnico del Bologna.

In questo senso, ci sono tanti episodi che certificano la gestione estremamente altalenante di alcuni giocatori da parte di Thiago Motta.

L’allenatore a inizio anno aveva dato la fascia di capitano a Gatti salvo poi togliergliela e metterlo in panchina per diverse partite. Aveva poi passato la fascia a Cambiaso, anche lui successivamente relegato in panchina, complici questioni di carattere fisico e legate al mercato.

A queste si aggiungono situazioni legate ad altri giocatori. Un esempio in tal senso è Dusan Vlahovic. A inizio anno il tecnico italo-brasiliano spendeva parole al miele per il serbo. Progressivamente però gli elogi sono andati scemando, così come le prestazioni del numero 9.

L’ex Fiorentina certamente non si è aiutato con dichiarazioni contraddittorie in Nazionale, dove ha criticato più o meno indirettamente l’impostazione tattica di Thiago Motta.

Dal momento dell’arrivo di Kolo Muani poi, il centravanti non ha praticamente più visto campo, e molti affermano che la dichiarazione anonima rilasciata al Corriere dello Sera, sia proprio ad opera di Dusan Vlahovic.

Una gestione dunque che ha portato l’allenatore a perdere in pochissimo tempo lo spogliatoio, la cui compattezza è venuta meno, come certificato da quanto riportato da “La Stampa.”

Il silenzio assordante attorno a Thiago Motta

Nella settimana intercorsa tra Atalanta e Fiorentina ci si aspettava una reazione nervosa da parte della Juventus, che al Franchi invece è sprofondata.

Ebbene, nel corso dell’intera preparazione alla gara contro i Viola, Thiago Motta, stando al quotidiano piemontese, sarebbe rimasto in silenzio. Nessun colloquio con la squadra, nessun cambiamento di natura tattica. Nessun incoraggiamento, solo tanto silenzio.

Un’atteggiamento, che ha mostrato tanta rassegnazione da parte di un uomo consapevole di avere il proprio destino segnato. La dirigenza dal canto suo non ha fatto nulla per tentare di ricucire lo strappo tra spogliatoio e allenatore.

Non a caso, prima della gara contro il Franchi, il tecnico ha parlato di vicinanza della proprietà, e non della dirigenza. La sensazione è che le dichiarazioni post eliminazione contro l’Empoli abbiano definitivamente condannato il tecnico, reo di aver fatto all-in senza nulla in mano.

Ad ulteriore dimostrazione di un rapporto logoro arriva la giornata di ieri. Spesso infatti sui social i giocatori salutano l’allenatore nel momento in cui questo lascia la squadra.

Nessun giocatore della Juventus invece, fatta eccezione per Bremer e Mbangula ha rivolto un pensiero pubblico al tecnico. Non si vuole certamente fare sensazionalismo, nulla esclude che i giocatori abbiano salutato l’allenatore in privato, con una telefonata ad esempio.

Tuttavia, visti i precedenti è lecito speculare, e parlare di qualcosa di più di una semplice dimenticanza. La Waterloo di Thiago Motta è stata la gara contro l’Empoli, di lì in poi, tutto attorno al tecnico si è lentamente sgretolato.

Il fallimento del progetto non è responsabilità di un solo uomo, ma di un intero gruppo, incapace di dimostrare compattezza e disponibilità, ma a pagare sarà sempre e soltanto chi agli occhi di tutti verrà etichettato come unico responsabile.