Il Napoli di Sarri contro il Napoli di Spalletti, ecco il confronto tra le ultime due grandi squadre che hanno fatto sognare i tifosi.
Le ultime due annate che hanno divertito particolarmente i tifosi del Napoli sono sicuramente l’anno dello Scudetto con Spalletti e la stagione dei record con Sarri.
Due squadre molto affini nell’idea tattica, ma molto diverse nei risultati a fine percorso.
Oggi, in questo articolo, andremo a confrontare le avventure di Sarri e Spalletti sulla panchina del Napoli, osservando le differenze e le somiglianze nella proposta di gioco.
l’Avventura di Sarri al Napoli: la grande bellezza
Il Napoli nella stagione 2015/2016 affida la propria panchina ad un nuovo allenatore, dopo la fine del rapporto con Rafa Benitez.
Il Presidente Aurelio de Laurentiis sceglie proprio Maurizio Sarri, che nell’annata appena conclusa aveva incantato la Serie A con il suo Empoli.
Il Napoli inizia male, con due punti nelle prime tre partite, ma pian piano Sarri inserisce gli interpreti giusti e crea un meccanismo perfetto.
La squadra è guidata in porta da Pepe Reina, con il compito di gestire la fase difensiva.
Di conseguenza, la linea difensiva composta da Hysaj, Koulibaly, Albiol e Ghoulam, è fondamentale nel primo recupero palla e nell’impostazione dal basso.
Il faro del centrocampo è Jorginho, con Hamsik e Allan ai lati. In attacco spazio ad Insigne, Callejon e Gonzalo Higuain.
Il primo anno la squadra, trascinata da Higuain e le due 36 marcature stagionali, arriva seconda in classifica e torna in Champions League.
Durante il mercato estivo arriva la notizia della clamorosa cessione di Higuain alla Juventus, spiazzando di fatto tutti i tifosi del Napoli.
Sarri opta dunque per un falso centravanti, spostando Mertens al centro dell’attacco del Napoli.
in questa annata il Napoli arriva 3° in campionato, scoprendo però l’attaccante belga come un grandissimo attaccante, in grado di vincere la classifica marcatori della Serie A con ben 28 reti.
La stagione 2017/2018 viene ricordata da tutti come una delle migliori della storia del Napoli, con 91 punti in campionato ed una proposta calcistica tra le migliori d’Europa.
Lo Scudetto purtroppo non arriva neanche in questa annata, con la Juventus di Higuain vincitrice ancora una volta.
Anche stavolta infatti, una lotta fino all’ultima giornata ha dato la possibilità al Napoli di giocarsi le sue carte, non riuscendo a centrare l’obiettivo finale.
Sarri deciderà di lasciare e di passare al Chelsea proprio dopo questa incredibile annata, dove vincerà l’Europa League.
Il Napoli di Spalletti il sogno Scudetto
Dopo l’esonero di Gattuso, per la nuova stagione 2021/2022 il presidente sceglie Luciano Spalletti, libero dopo l’avventura con l’Inter.
l’allenatore riesce sin da subito a recuperare alcuni giocatori che sembravano fuori dal progetto del Napoli, che con lui diventano titolari inamovibili.
In porta nella prima stagione vi è il ballottaggio tra Meret e Ospina, con il colombiano in vantaggio per via della grande esperienza.
In difesa Koulibaly domina la linea difensiva, accompagnato da Rrahmani, Mario Rui e Di Lorenzo.
A centrocampo Lobotka diventa il fulcro della squadra azzurra, con Anguissa e Fabian Ruiz.
In attacco, nonostante i loro contratti siano in scadenza a fine stagione, confermati Mertens e Insigne, con uno tra Politano e Lozano sulla corsia offensiva.
A disposizione di Spalletti in attacco c’è un attaccante nigeriano dal Lille, di nome Victor Osimhen.
Spalletti avrà il compito di sgrezzare questo giocatore di assoluto valore, ma che per problemi fisici e caratteriali non ha ancora dimostrato tutto il suo potenziale.
La prima stagione parte bene, dato che il Napoli continua a lottare per il titolo fino a primavera, ma per via di un paio di infortuni e di discontinuità del reparto offensivo, la squadra di Spalletti chiude 3° in campionato, accedendo quindi alla Champions League.
In estate, durante il calciomercato estivo, arriva una vera e propria rivoluzione della rosa a disposizione di Spalletti.
De Laurentiis decide di non rinnovare Mertens, Ospina ed insigne, vende Koulibaly al Chelsea e Fabian Ruiz al PSG.
In questa situazione tumultuosa in casa Napoli, l’allenatore riesce a compattare la squadra, puntando sin da subito sui nuovi innesti.
In porta confermato quindi Meret come vero e proprio titolare, in difesa al posto di Koulibaly arriva il difensore Kim dal Fenerbahce, giocatore di cui si parla un gran bene.
A centrocampo fiducia a Zielinski con Lobotka e Anguissa, mentre in attacco cambia tutto.
Spalletti a sinistra punta su un giocatore georgiano, sconosciuto dalla stragrande maggioranza dei tifosi del Napoli, ma che farà tanto parlare di se, Kvaratskheila.
Completano l’attacco Osimhen e Politano, ai quali Spalletti da piena fiducia.
Il Napoli vincerà a fine stagione lo Scudetto dopo 33 anni di astinenza, riportando il tricolore al Sud dai tempi di Maradona.
Una stagione stellare per il popolo napoletano, che con 91 punti in 38 giornate, finalmente, torna ad essere Campione d’Italia per terza volta nella storia della Serie A.
Il compito ovviamente verrà dato principalmente a Spalletti, il vero responsabile di questo “Sogno Azzurro”.
La vera differenza tra il Napoli di Sarri e quello di Spalletti
Se andiamo ad analizzare più affondo il percorso delle due squadre, notiamo la presenza di alcune affinità nel modo di intendere il calcio.
Entrambe le squadre scendevano in campo con il 4-3-3, dominando in campo grazie ad un gioco offensivo e ad un ottima difesa.
Basandoci esclusivamente sui numeri, notiamo come la squadra di Spalletti nella stagione dello Scudetto abbia subito meno reti rispetto al periodo di Sarri, dimostrando un’importante solidità difensiva.
Al contrario, dal punto di vista realizzativo, la squadra del 2018 ha concluso la stagione con quasi 100 gol segnati, dominando il confronto realizzativo.
Il percorso delle due squadre infatti è stato molto simile, con la differenza che Sarri ha dovuto lottare contro quella straripante Juventus.
Oltre le differenze di periodo storico, di avversari e di numeri, la vera differenza tra le due squadre è per lo più tattica.
Il Napoli di Sarri optava per un gioco corale, sfruttando la velocità palla al piede degli attaccanti e gli inserimenti dei centrocampisti.
Non si poteva spazzare il pallone se non in situazioni estreme, mentre la fase difensiva era affidata ai singoli giocatori.
Il Napoli di Spalletti molte volte optava per l’inserimento di Osimhen alle spalle della difesa avversaria, mentre lasciava la possibilità agli esterni e ai centrocampisti di tagliare in area aspettando un cross o un passaggio filtrante.
La ricerca di una fase difensiva di reparto, con l’aiuto dei centrocampisti, ha permesso alla formazione dello Scudetto di essere praticamente impenetrabile dagli attacchi avversari.
In Sintesi, il lavoro di Spalletti e di Sarri verrà ricordato negli anni dai tifosi del Napoli; due modi di giocare diversi, ma basati sullo stesso principio calcistico; dare spettacolo in campo per far appassionare il popolo napoletano.