Due filosofie diverse a confronto, la stessa squadra. Come è cambiato il Torino da Juric a Vanoli.
Dopo tre anni alla guida del Torino, Ivan Juric ha lasciato la panchina dei granata. Al suo posto è subentrato Paolo Vanoli. Il tecnico lombardo, autore di un capolavoro col Venezia, ha il compito di riportare il Torino in Europa, dopo aver passato anni a sfiorarla.
Una sfida stimolante, e un salto di categoria importante per un allenatore che dopo aver trascorso anni nello staff di Antonio Conte, è pronto a lasciare il segno, seguendo le proprie idee.
In quest’inizio di campionato i granata si sono tolti anche soddisfazioni importanti. Infatti, per la prima volta dalla stagione 1976-1977, la squadra piemontese è tornata in testa alla classifica, in solitaria. Un bottino importante quello delle prime partite, che potrebbe tornare utile a Vanoli e i suoi nei momenti di difficoltà.
Dopo l’infortunio di Zapata infatti i granata si trovano senza il loro miglior giocatore, un banco di prova complicatissimo per Vanoli.
Il tecnico ex Venezia, sarà dunque chiamato a trovare una quadra temporanea, quantomeno fino al mercato di Gennaio, o in attesa di qualche sorpresa dal mercato degli svincolati.
I numeri: cosa è cambiato con Vanoli
L’assenza di un centravanti della caratura di Zapata, in una squadra come quella di Vanoli è probabilmente la peggiore situazione possibile.
Una delle prime novità che salta immediatamente all’occhio rispetto alla passata stagione riguarda infatti la fase realizzativa. La scorsa stagione i granata hanno segnato soltanto 36 gol in tutto il campionato.
Quest’anno invece sono già 12 i gol fatti, segnando spesso più di un gol a partita. Ciò nonostante non è oro tutto quello che luccica. Sono di più i gol segnati, ma sono anche di più le reti subite. Le partenze nel reparto arretrato, su tutte quella di Alessandro Buongiorno, hanno minato la stabilità del muro granata.
Il Torino di Vanoli dopo sette giornate ha subito undici gol, mentre quello di Juric, a questo punto della stagione ne aveva subiti quattro in meno. Ciò nonostante, Vanoli ha al momento 2 punti in più di quanti ne avesse Juric a questo punto della stagione. Gli 11 di quest’anno, contro i 9 della scorsa annata.
Una maggior pericolosità offensiva dunque, data sicuramente dal cambio di modulo.
Le differenze tattiche con Juric
A differenza di quanto fatto da Juric, Vanoli adotta sempre una linea difensiva composta da tre uomini, ma schierando poi un centrocampo a cinque, con due punte che rappresentano il terminale offensivo. Il tecnico croato invece, giocava spesso con un solo centravanti, come sta facendo nella sua avventura a Roma.
L’intesa tra le due punte rappresenta di fatto proprio uno dei maggiori punti di forza di questi granata, rispetto a quelli della passata stagione.
Costruzione e fase di non possesso
Un’altra novità riguarda la fase di costruzione del gioco. Il Torino di Vanoli imposta l’azione partendo dal basso. In fase di costruzione, i due braccetti, Tameze e Masina, si allineano al portiere, mentre Coco si alza nella zona centrale del campo.
I due esterni invece, rimangono molto larghi senza venire dentro al campo, almeno nella prima fase. Al contrario si dispongono in linea ai due centrocampisti centrali, formando una linea da quattro.
A questo punto se il portiere scarica per i difensori a lui allineati, uno dei due esterni si abbassa per ricevere palla, mentre il centrocampista si sposta, occupando la zona di campo lasciata libera dal compagno.
Per quel che riguarda la fase successiva della manovra invece, diventano fondamentali i movimenti delle due punte. Una delle due viene incontro mentre l’altra si inserisce in profondità, per permettere al compagno di servirlo per vie centrali.
Un’iniziale ricerca dell’ampiezza dunque, per i primi 3/4 quarti di campo, salvo poi nell’ultimo quarto venire dentro al campo, sfruttando i tagli dietro le spalle dei difensori delle due punte, e dei centrocampisti che si alzano al limite dell’area.
In fase di non possesso invece, la squadra di Vanoli si schiera con un 5-3-2. Le due punte hanno il compito di attaccare la linea difensiva avversaria, mentre gli esterni di centrocampo si abbassano tra i difensori.
Il tutto mantenendo un baricentro molto alto, arrivando sino alla linea di centrocampo, nel tentativo di riconquistare immediatamente il pallone.
Si tratta di un approccio diverso da quello del tecnico croato. Con l’attuale allenatore della Roma, il Torino difendeva spesso a blocco più basso, giocando uomo su uomo e puntando molto sull’aspetto fisico.
Quest’anno invece il Torino tiene di più il pallino del gioco, cercando di imporre il proprio ritmo alla gara. Esponendosi sicuramente a qualche rischio in più, ma regalandosi la possibilità di giocarsela contro chiunque.