Quali sono le principali affinità e differenze tra le due formazioni della squadra sarda. Nicola ha ereditato da Ranieri un’eredità pesante, in una piazza calda come quella di Cagliari.
La storia della squadra Sarda sarà in maniera indissolubile, legata al nome di Claudio Ranieri. Sir Claudio, ha allenato il Cagliari in più occasioni, nel 1988 e dal 2022 alla scorsa stagione. Di fatto il Cagliari è stata la prima e l’ultima squadra per l’allenatore romano.
Nel 1988, raggiunse un traguardo storico. In tre stagioni vinse la Coppa Italia serie C e portò i cagliaritani dalla serie C alla serie A. A dicembre 2022, invece subentra a Fabio Liverani, stessa panchina, ma 35 anni dopo.
L’obbiettivo è chiaro, tornare in Serie A. La squadra conquista 35 punti in 19 partite, e termina al quinto posto conquistando quindi la zona playoff. Nella partita finale al San Nicola di Bari dopo l’andata terminata per 1-1, all’ultimo minuto Leonardo Pavoletti regala a Ranieri e al Cagliari la promozione.
A 33 anni di distanza, ancora una volta Claudio Ranieri aveva riportato il Cagliari in Serie A. Nella passata stagione dopo un avvio di stagione complicatissimo l’allenatore rassegna le proprie dimissioni.
Tuttavia, i giocatori e la dirigenza lo convincono a rimanere, e alla fine i sardi, ottengono la salvezza matematica alla penultima giornata. Conclusa la stagione, l’allenatore romano annuncia il ritiro, e in Estate la panchina viene affidata a Davide Nicola.
Differenze tra Ranieri e Nicola: l’approccio
Una prima differenza tra le due formazioni riguarda sicuramente il modulo. Ranieri ha schierato spesso i suoi con una difesa a 4, prediligendo un 4-2-3-1. Al contrario Nicola si è rivelato imprevedibile.
L’allenatore ex Crotone ed Empoli, cambia infatti disposizione tattica a seconda dell’avversario da affrontare. Contro la Roma alla prima di campionato ha giocato con un 3-5-2, mentre contro la Juventus in occasione dell’ultima gara all’Allianz Stadium ha optato per una difesa a 4.
Come affermato dallo stesso allenatore al momento del suo arrivo: “Mi adeguo alle esigenze del momento”.
Una seconda differenza riguarda l’approccio mentale alla gara, e a svelarlo è stato proprio Pavoletti. In una delle sue ultime interviste l’attaccante ha affermato: “Nicola ci sa buttare fumo negli occhi e ci fa credere di essere la squadra più forte come contro la Roma, non avevamo paura.
Mentre su Ranieri invece si è espresso così: “Ranieri prima ti diceva che partita sarebbe stata nel bene o nel male grazie alla sua grande conoscenza”. Una differenza quindi sostanziale nell’approccio e nel modo di relazionarsi con i propri giocatori.
Un tentativo dunque quello dell’allenatore piemontese di entrare nella testa e soprattutto nel cuore dei propri giocatori.
Un aspetto apprezzato proprio da Pavoletti che nella stessa intervista ha detto: “Se vuoi bene al mister raggiungi l’obiettivo. Nicola è già dentro a tanti ragazzi, si vede da come viene a parlarti, sa farti la battuta o riprenderti. La sua è una linea guida, se lui si comporta così a cascata lo fanno anche tutti gli altri e lo spogliatoio diventa più sano.”
L’aspetto tattico
Venendo al piano tattico, invece ci sono differenze importanti per quanto concerne la filosofia di gioco. La prima differenza arriva sicuramente dalla presenza di giocatori chiave, uno su tutti Yerry Mina, su cui Ranieri ha potuto contare soltanto da gennaio in poi.
Il difensore colombiano è esperto e abilissimo nei duelli uno contro uno, tanto da essere il primo per distacco in Serie A, in questa statistica, 15,2 duelli vinti a partita. Non a caso il Cagliari di Nicola ha già vinto 85 duelli, contro i 45,42 della passata stagione.
Anche i recuperi a partita sono aumentati, 74,14 quelli del Cagliari quest’anno, 64,05, la scorsa stagione. Una squadra aggressiva dunque, ma che allo stesso tempo rischia di meno come certificato dall’indice di rischio difensivo, più basso rispetto alla passata stagione.
L’ultima differenza riguarda la costruzione della manovra. La squadra di Ranieri, aveva un baricentro più altro concedendo più occasioni agli avversari e puntando a un recupero palla immediato. Per questo motivo la manovra offensiva era più “sporca”.
La passata stagione il Cagliari giocava più palloni laterali rispetto a questa, perdendone di meno, 60,71 contro i 74 di questa stagione, tentando poi il cross in area. Il Cagliari di Nicola al contrario, predilige una costruzione palla a terra, cercando passaggi in verticale.
Più alti infatti i dati relativi alle triangolazioni, 4,14 a partita contro le 1,76 della scorsa annata, e più alto il numero di dribbling tentati. 18,86 a partita contro i 6,29 della scorsa stagione.
Un cambio di filosofia annunciato dallo stesso allenatore che già in ritiro aveva affermato: “Stiamo lavorando molto sulla capacità di creare gioco in verticale, se possibile palla a terra.”
Stando ai dati partita, il cambiamento è netto. Il campione tuttavia è meno ampio, si tratta di sole sette partite, contro le 38 della squadra di Ranieri. Soltanto il tempo perciò saprà se questa nuova direzione sarà quella giusta, per permettere al Cagliari di raggiungere in anticipo il proprio obbiettivo stagionale.