Confronto tra due dei migliori allenatori italiani nel panorama attuale, Conte e Inzaghi: approcci diversi ma concetti simili
Sfida al vertice della Serie A: Conte e Inzaghi al top
Uno dei confronti più interessanti che ad oggi possono essere fatti relativamente al mondo degli allenatori è quello tra Antonio Conte e Simone Inzaghi, tra i migliori in Italia e forse in Europa.
Dopo un periodo di sosta Conte è tornato ad allenare in Serie A e l’impatto è stato devastante tanto da piazzare momentaneamente, dopo solo sette giornate, il suo Napoli in prima posizione.
Al secondo posto c’è proprio l’Inter di Simone Inzaghi che dopo lo scudetto dello scorso anno vuole ripetersi e migliorarsi anche a livello europeo.
I due allenatori sono senza dubbi nell’élite del calcio italiano e tra quelli che attualmente hanno diostrato di influenzare maggiormente i destini del nostro campionato.
L’approccio con cui preparano i vari test da affrontare in stagione è sicuramente differente tra l’uno e l’altro ma studiando nel dettaglio le loro filosofie ci accorgiamo che si possono individuare anche punti in comune.
Maestri del 3-5-2: l’utilizzo degli esterni è fondamentale
In questo momento Conte sta adottando a Napoli un modulo di gioco molto vicino al 3-4-3 per esigenze di rosa e costruzione della squadra ma sappiamo bene che il modulo base del mister leccese è il 3-5-2.
Vi ricorderete tutti l’anno in cui Conte vinse lo scudetto all’Inter nel 2021 con la coppia Lukaku e Lautaro davanti, o ancora più indietro la prima storica Juve di Conte con la BBC in quella storica difesa a 3.
Allo stesso tempo anche per Inzaghi tale sistema di gioco sembra il modulo di partenza da cui poi nascono scambi di posizione inversioni di ruolo costanti nell’arco dei 90 minuti tra i vari interpreti in campo.
L’idea dunque è quella di sfruttare il gioco sulle fasce portando quanti più giocatori nella metà campo e area avversaria in modo da creare densità in zone pericolose per chi difende.
Allo stesso tempo il 3-5-2 permette di abbassare uno o entrambi gli esterni in fase difensiva per andare a creare una linea a 4 o addirittura a 5 difensori invalicabile in modo da dare solidità al reparto.
Conte e Inzaghi: i braccetti di difesa sono chiave
Un altro concetto che Conte e Inzaghi condividono è l’utilizzo dei braccetti di difesa, sia in fase di costruzione ma anche e soprattutto in ottica offensiva.
Nel primo possesso entrambi gli allenatori concedono ai terzi di difesa, sia sinistri che destri, un delicato ruolo nel dare il via all’azione tentando tracce di passaggio che possano creare spazi che poi loro stessi dovranno andare ad occupare.
Non è raro, infatti, vedere i centrali di difesa di Inter e Napoli speso sulla linea del centrocampo, a calpestare zone che solitamente i difensori di altre squadre nemmeno si immaginano se non per caso.
Inoltre, altra richiesta è quella di gettarsi senza paura a ridosso della trequarti avversaria se non proprio in aerea di rigore opposta per aumentare le fonti di pericolo e il numero di calciatori da mandare in rete.
Bastoni, Pavard, Buongiorno e Di Lorenzo sono tutti esempi lampanti di quanto i due allenatori vedano nei propri braccetti non solo una risorsa a livello difensivo ma anche un’arma per ferire gli avversari.
Conte fedele alla tradizione, Inzaghi in cerca di una nuova dimensione
C’è in realtà un aspetto su cui i due allenatori hanno preso due strade totalmente diverse ed è quello dell’approccio alle partite , da una parte Conte con un metodo più tradizionale e “all’italiana” mentre Inzaghi sembra essere alla ricerca di un marchio più internazionale.
Il tecnico del Napoli non si discosta molto dalle idee tattiche e dai dettami acquisiti e perfezionati già molti anni fa ai tempi della Juve.
Un affronto al match piuttosto attendista e concentrato sul “non subire gol” e non rischiare troppo quando gli avversari hanno il possesso, cercando immediatamente la verticalità immediata con lo scarico sull’attaccante (Lukaku) quando invece si recupera il pallone.
Inzaghi, invece, quest’anno sembra volersi evolvere e raggiungere uno step in più in ottica di un buon piazzamento anche in Champions, cosa che non è riuscito a fare la passata stagione.
Non è un caso che in questa fase di sperimentazione alla ricerca di un “calcio europeo” l’Inter stia subendo qualche gol di troppo lasciando per strada punti inaspettati, ma fa tutto parte di un percorso di crescita ben studiato dal mister.
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