Roma-Torino finisce uno a zero per i giallorossi che, grazie a Dybala trovano il gol vittoria e i tre punti che mancavano dal sei Ottobre.
La Roma si affida alla Joya
Ancora una volta la risolve lui, Paulo Dybala ieri si è caricato sulle spalle l’intero reparto offensivo della Roma e schierato come prima punta vista l’assenza di Dovbyk, l’argentino ha risposto e anche molto bene.
Oltre al gol, 72 tocchi, 2 passaggi chiave e l’88% dei passaggi riusciti. Numeri da trequartista che però ieri sera giocava lì davanti come unica punta affiancato da Pisilli e Baldanzi.
Juric ieri stravolge la Roma e in una partita che poteva risultare cruciale per la sua panchina decide di schierare un 3-4-2-1 con Angelino come braccetto di sinistra Ndicka centrale e Mancini braccetto di destra; a centrocampo Le Fee e Kone e sulle fasce Celik e Zalewksi; sulla trequarti il tutto fare Pisilli e Baldanzi e come unica punta Paulo Dybala.
Il gol arriva da un harakiri della difesa granata che perde palla nella propria area di rigore con Vanja Milinkovic-Savic fuori dai pali, appare Dybala che scippa il pallone, salta Milinkovic-Savic e da una angolazione assurda riesce a mettere la palla in porta con l’aiuto di un difensore del Toro che, tentando di evitare il gol mette in porta la palla. Solo Dybala in Serie A poteva fare gol da quella posizione.
Roma Torino non è stata una partita perfetta da parte dei giallorossi, prima Le Fee poi Pisilli, entrambi vanno vicino al raddoppio ma niente di concreto, Juric contro il suo passato vince ma non convince.
Cosa manca per diventare grandi?
La risposta arriva guardando la partita nel suo complesso, alla Roma manca il gioco, un’impronta, uno stile che la contraddistingue, senza Cristante e Pellegrini il centrocampo gira bene ma la difesa a volte lascia dei buchi troppo rischiosi, giocando con Angelino braccetto si rischia di aprire degli spazi per gli avversari.
Ieri Angelino ha giocato più come esterno a tutta fascia che come braccetto, più e più volte superava Zalewski e costringendo Le Fee a giocare insieme ai centrali, Mancini e Ndicka non si spingono così avanti ed è evidente che Angelino non sia fatto per giocare in quella posizione, ma ieri Juric ha preferito schierare lui a sinistra pur di non schierare Hummels centrale e Ndicka e Mancini come braccetti, una scelta che ripaga solo perché il Torino non è riuscito ad approfittarne.
La Roma ha una media di 4,5 tiri in porta a partita e una media di un solo gol, in attacco manca qualcosa, se ieri Dovbyk avesse giocato al posto di Dybala probabilmente il gol non sarebbe arrivato e non avrebbe avuto gli stessi numeri di Dybala, perché ieri l’argentino molto spesso andava a prendere il pallone, rompeva le linee e tornava nella sua zona di competenza, la trequarti, spesso pestando i piedi a Pisilli o Baldanzi.
Se la Roma cercasse di più Dovbyk e lo servisse bene i gol arriverebbero, stiamo parlando del Pichichi della scorsa LaLiga, fermo a tre gol in nove partite.
Per diventare grandi bisogna anche dover fare delle scelte importanti, lasciare spazio a Pisilli, Kone e Le Fee ha ripagato, ieri il centrocampo girava bene e comunicava ancor meglio con le fasce e la trequarti, impuntarsi sugli stessi giocatori perché “imprescindibili” è sbagliato perché un allenatore che conta solo un mese a guida della Roma ha già trovato gli “intoccabili”?
In conclusione
Per diventare grandi, la Roma deve trovare un’identità tattica precisa e solida, qualcosa che possa renderla riconoscibile e difficile da affrontare indipendentemente dagli interpreti in campo.
La partita contro il Torino evidenzia che la squadra di Juric ha dei punti di forza importanti, come l’abilità di un campione come Dybala di risolvere situazioni complesse anche quando schierato fuori posizione, e un centrocampo dinamico che ha girato bene nonostante l’assenza di elementi fondamentali come Cristante e Pellegrini.
Tuttavia, emergono anche lacune tattiche significative: la scelta di schierare Angelino come braccetto, più adatto al ruolo di esterno puro, ha evidenziato un equilibrio difensivo precario e una vulnerabilità a ripartenze avversarie.
Inoltre, in fase offensiva, manca un’alternativa credibile a Dybala come riferimento d’attacco; Dovbyk, pur avendo dimostrato il suo valore in passato, sembra ancora in fase di adattamento e non viene sfruttato al massimo delle sue potenzialità.
In sintesi, ciò che manca alla Roma per fare il salto di qualità è una struttura di gioco coerente e una gestione coraggiosa delle risorse a disposizione, senza dipendere da schemi prefissati o da giocatori considerati “intoccabili.” La crescita della squadra passerà dall’abilità di Juric di gestire queste scelte con flessibilità, adattando il modulo alle caratteristiche dei singoli e trovando un equilibrio che renda la Roma efficace e costante.
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