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Roma, pareggio acciuffato al 98′: luci e ombre della sua prestazione

Roma, pari al 96'.

Serve il rigore di Artem Dovbyk alla Roma per tornare a casa senza l’ennesima sconfitta in trasferta, dopo 90′ di grande intensità.

Dalla foschia del Dall’Ara, impantanato nel solito “nebbione” che avvolge Bologna in questo periodo dell’anno, la Roma esce con un risultato il quale, per come è maturato, non può che farle tirare un grandissimo sospiro di sollievo, considerando come la gara si era messa.

Solo al novantottesimo minuto, infatti, i giallorossi di Ranieri sono riusciti a pareggiare la contesa, grazie alla precisione di Artem Dovbyk, tornato alla rete dopo due partite di astinenza e molto bravo a mantenere la freddezza dal dischetto, dopoché Lucumì gli aveva regalato il penalty per un ingenuo tocco di mano.

Ecco, allora, che inevitabilmente i romanisti hanno tratto dalla sfida disputatasi in terra emiliana un po’ di entusiasmo, derivante dallo scampato pericolo corso per tutta l’ultima mezz’ora, quando sembrava che la rete di Ferguson avesse chiuso definitivamente la gara.

Il rigore dell’ucraino, di conseguenza, è un farmaco la cui funzione è stata quella di ridare adrenalina ad una tifoseria che aveva iniziato a fare la bocca con l’imminente ennesima sconfitta in trasferta.

Questa medicina, però, se assunta in quantità troppo massicce, rischia di annebbiare eccessivamente lo sguardo dei sostenitori capitolini.

Aldilà del punto riportato a Roma, infatti, è impossibile non accorgersi degli errori che la squadra di Ranieri ha compiuto ieri in Emilia, quando, subito dopo essere passata in vantaggio, si è lasciata andare a due pesanti ingenuità che ne hanno pregiudicato la possibile vittoria.

Una prestazione ambivalente, dunque, quella dei giallorossi, che andrò ad analizzare più accuratamente nei paragrafi seguenti.

Roma, sei migliorata…

Come spiegò Roberto Benigni in un suo famoso spettacolo, per criticare qualcuno lo si deve prima elogiare, cercando di evidenziarne le qualità positive e poi, fatto questo, biasimandone un suo qualche difetto.

Per analizzare la gara della Roma a Bologna, quindi, partirò da quelli che ne sono stati gli aspetti positivi, utili a garantire alla squadra di Ranieri un altro risultato utile in trasferta, una rarità negli ultimi mesi giallorossi.

La prima nota positiva del pomeriggio felsineo è sicuramente la solidità mostrata nei primi sessanta minuti, quando i giallorossi hanno dato l’impressione di riuscire a tenere perfettamente il campo e, in più, di essere la squadra più pericolosa in campo, nonostante un minore possesso palla.

La bontà della prima frazione giallorossa, entrando nello specifico, è passata sicuramente dall’equilibrio garantito dalla linea difensiva, che continua a strappare consensi, dalla solidità e dalle geometrie di Paredes e, finalmente, dai tanti palloni trattenuti da Dovbyk, bravo a fungere da riferimento per i rilanci della retroguardia.

Proprio l’ucraino, aldilà della rete segnata all’ultimo, si è reso protagonista, come pronosticato nel pre-partita, di una buona gara, durante la quale, al netto di un calo dopo il 2 a 1 del Bologna, si è reso utile in vari modi, sia, come detto, mantenendo il controllo di molti possessi, sia servendo ai suoi compagni d’attacco tanti buoni palloni.

Una prova incoraggiante, dunque, quella di Artem, che va di pari passo con la tenacia di cui l’intera compagine di Pellegrini ha dato prova dopo lo svantaggio, quando, nonostante l’amarezza, è riuscita in extremis a raddrizzare una gara che appariva assai compromessa, guadagnandosi un punto comunque importante.

…ma devi ancora crescere tanto

Se da un lato è assolutamente corretto osservare il bicchiere mezzo pieno, dall’altro, essendo la Roma una squadra che sa benissimo di dover migliorare ancora tantissimo per aspirare a certi traguardi, è necessario anche analizzare la parte vuota del contenitore.

Non si può non osservare, infatti, come, al netto dei primi buoni sessanta minuti di gioco, i giallorossi, dopo il sacrosanto rigore concesso al Bologna, abbiano faticato maledettamente ad organizzare una reazione efficace, affidandosi soprattutto alla propria tenacia più che ad una vera e propria strategia.

Anche Ranieri, nonostante sia impossibile criticarlo per il lavoro che ha fatto da quando è arrivato (ricordiamoci sempre come fu il Roma-Bologna di sessanta giorni fa), è apparso un po’ in ritardo nell’esecuzione dei cambi, arrivati tutti nell’ultimo quarto d’ora di gioco.

Alcun interpreti, poi, hanno lasciato parecchio a desiderare: Dybala e Pellegrini sembravano ancora stanchi dalle fatiche e dalle emozioni del derby, al pari di Saelemaekers e Koné, entrambi ingenui nelle situazioni che hanno portato rispettivamente al primo e al secondo gol.

Per compiere un altro passo in avanti, dunque, è necessario che la squadra di Claudio Ranieri riesca a trovare una sua continuità anche in trasferta, oltreché una maggiore attenzione nell’evitare sciocchezze in fase difensiva, costate carissimo non solo ieri, ma durante tutto il girone di andata.

La gara di venerdì sera contro il Genoa, allora, diventa decisiva per comprendere quanto i giallorossi abbiano imparato dai propri errori, nella speranza di non commetterli di nuovo contro una compagine in rampa di lancio come quella di Patrick Vieira.

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