Osando di più offensivamente a livello di modulo, la Roma del tecnico di Testaccio ha conquistato tre punti importantissimi.
I miracoli, come disse qualcuno, alla fine a volte succedono: ciò che sembrava assolutamente impossibile solo qualche mese fa, dopo novanta minuti di elevatissima qualità, si è concretizzato, facendo in modo che la gioia si impossessasse nella maniera più assoluta di tutti i tifosi romanisti.
Se a qualcuno di quest’ultimi, infatti, prima dell’avvento di Claudio Ranieri aveste raccontato che, a quattro giornate dalla fine, la Roma sarebbe stata pienamente in corsa per la Champions League dopo aver battuto l’Inter (ex) capolista alla Scala del calcio, probabilmente sareste stati presi per pazzi.
Eppure è successo, aldilà di tutte le dietrologie e i retropensieri di questa stagione, della sensazione che, nonostante la grande rimonta della squadra di Svilar e compagni nel girone di ritorno, la qualificazione alla massima competizione continentale sarebbe rimasta solo un sogno.
Ad onor del vero, il quarto posto è ancora di difficile raggiungimento e, soprattutto, non dipende esclusivamente dai risultati dei giallorossi, i quali, al contrario, devono sperare che Bologna, Juve, Lazio e Fiorentina rallentino il passo, lasciando lo spiraglio giusto per il sorpasso.
In ogni caso, però, in qualunque maniera andrà a concludersi questa stagione, oltreché la pluri-decennale carriera da allenatore di “Sor” Claudio Ranieri, la gara di ieri rimarrà una delle più belle disputate dai giallorossi negli ultimi anni, quando i big match avevano rappresentato un grande tabù.
Per sfatarlo è stata necessaria una qualità spesso mancata alle recenti versioni della Roma, indispensabile in situazioni del genere, aldilà della mera qualità tecnica: il coraggio.
Le decisive mosse di Ranieri
Che la soluzione della doppia punta, con il conseguente passaggio al 3-5-2, piacesse molto a Claudio Ranieri, il fatto che lo solleticasse particolarmente, era abbastanza chiaro a tutti gli appassionati e anche lui stesso, in un’intervista, non si era nascosto, ammettendo come, prima di ogni partita, riflettesse a riguardo.
Prima della gara contro l’Inter, uno “spartiacque” come l’ha definita più di un giornalista, evidentemente l’ex allenatore del Leicester ha scelto di gettare la maschera, comprendendo come l’andare a disputare una partita timida e conservativa non fosse assolutamente utile ai fini della classifica.
Aldilà della scelta di mettere in campo Dovbyk e Shomurodov insieme, però, l’altra grande mossa di Claudio è stata quella di confermare Matias Soulé, cambiandogli, però, posizione e spedendolo sulla fascia destra, dove, oltre alla fase offensiva, ha dovuto arrangiarsi anche in quella difensiva.
L’avversario che aveva di fronte in quella porzione di campo, poi, era sicuramente tra i peggiori da trovare in circolazione, se è vero che Federico Dimarco è senza dubbio uno dei migliori esterni sinistri d’Europa, soprattutto a livello offensivo, come dimostra alla grande l’ottimo bottino di undici assist e quattro gol racimolato in questa stagione.
L’argentino, che sta lentamente sbocciando, non ha, quindi, solamente segnato la rete decisiva, ma ha anche svolto un egregio lavoro di copertura sul laterale italiano, impedendogli di fare le sue solite scorribande anche con l’aiuto di Celik, attento in posizione arretrata.
Ottimo, poi, è stato l’impatto del centrocampo della Roma, composto non solo da Cristante e Koné, bravi a fungere perfettamente da diga, ma anche da Lorenzo Pellegrini, il quale, soprattutto nel primo tempo, è stato in grado di collegare molto bene la mediana con il reparto avanzato.
Una formazione, dunque, molto ben architettata da Claudio, il quale, forse, potrebbe anche riproporla nelle restanti quattro gare.
Una Roma bella e coraggiosa
Aldilà di ogni possibile discorso tattico, aldilà di ogni doveroso complimento a livello strategico nei confronti di Ranieri, la qualità maggiore che si deve assolutamente riconoscere alla Roma ammirata ieri nel pomeriggio di San Siro è indubbiamente la pochissima paura dimostrata.
Fin dall’inizio, infatti, quando ci si aspettava che l’Inter potesse partire forte per dare una risposta energica alla brutta sconfitta patita nel derby, i giallorossi hanno imposto il loro ritmo, lasciando il possesso ai nerazzurri, ma dominando, di fatto, il centrocampo.
Le geometrie che solitamente riescono ad occhi chiusi a Calhanoglu e compagni, non a caso, ieri non si sono materializzate quasi mai, soffocate dall’incessante lavoro in mediana dei centrocampisti della Roma, bravi, poi, a mettere in moto la giostra offensiva.
Le fasce, nell’equilibrio di quest’ultima, sono state indubbiamente fondamentali, visto che Angelino e Soulé non hanno mai avuto timore, come prevedibile conoscendo le loro caratteristiche, nel salire vorticosamente, evitando di lasciare soli i due centravanti.
L’argentino, in particolare, si è distinto per tutta la partita grazie alle sue giocate sull’out di destra, dove ha costretto proprio Dimarco ad abbassarsi più del solito, impegnandosi nel cercare di contenere l’irresistibile fantasia del nativo di Mar del Plata.
Complimentarsi con uno, però, come questo articolo vuole far capire nel suo complesso, è assolutamente sbagliato: la vittoria della Roma è arrivata grazie al coraggio che tutti i suoi giocatori hanno messo sul terreno di gioco, mettendo da parte il timore reverenziale che accompagna l’Inter di Inzaghi da qualche tempo a questa parte.
Non era per niente scontato e, ora, superato questo enorme iceberg, non si possono porre dei limiti all’immaginazione.
Foto: facebook AS Roma.