Tutti i giorni news reali sul calcio
CalcioSport newsletter
Rimani aggiornato su tutte le novità della tua squadra
menù
Cerca
Close this search box.

Open Var, le riforme che hanno cambiato l’AIA

Negli ultimi anni, l’AIA ha effettivamente portato a termine delle riforme che sono vere e proprie rivoluzioni, ecco cosa hanno cambiato.

Negli ultimi tempi, abbiamo auspicato alcuni cambiamenti radicali nel mondo arbitrale: oggi invece andiamo a scoprire le riforme che hanno cambiato l’AIA negli ultimi anni.

Ultimamente, abbiamo assistito a delle vere e proprie rivoluzioni nel mondo arbitrale a cui però nessuno ha dato importanza perché nessuno parla degli arbitri.

In realtà, però, questi cambiamenti modificheranno la classe arbitrale fra 5/10 anni con l’auspicio di arrivare ad un ringiovanimento degli arbitri alla CAN.

Le riforme che hanno cambiato l’AIA

Nell’ignoranza giornalistica italiana riguardo all’arbitraggio, l’unica riforma di cui si è parlato negli ultimi anni è stata la revoca della territorialità degli arbitri italiani.

Dall’istituzione dell’AIA fino all’estate 2023 un arbitro nato a Milano non avrebbe mai potuto arbitrare Inter o Milan, stesso dicasi per uno nato a Roma con La Roma o la Lazio, a Torino, a Napoli e così via.

Ciò ha veramente cambiato l’arbitraggio perché ha aperto numerose possibilità ad arbitri appartenenti a sezioni di grandi città. A pensarci, un arbitro di Milano non avrebbe mai potuto arbitrare partite bellissime come il Derby d’Italia, il Derby della madonnina e altri tanti big match.

È chiaro che ciò ha generato polemiche immense soprattutto nella prima partita arbitrata da Sozza( di Milano): Inter-Napoli. Ma ciò non implica nulla, per esperienza personale, esiste una squadra A e una squadra B, non si fa nessuno differenza quando scendi in campo.

Quindi, in generale, questa riforma è stata positiva e fino ad oggi non ha portato a discriminazione “territoriali” per gli arbitri designati in suddette partite.

La riforma silenziosa che cambierà tutto

In realtà, di riforma importantissima l’AIA ne ha fatta anche un’altra che però mostrerà i suoi effetti solo in range temporale abbastanza largo (5-10 anni).

Il processo di promozione di un arbitro da una categoria alla superiore fino alle varie Can è stato drasticamente accelerato e ora, se talentuosi, si può arrivare alla Can da giovanissimi.

Molte volte hanno criticato, giustamente, la mancanza di ringiovanimento nell’AIA in cui allo stato attuale arbitri arrivano in Serie A a 35/37 anni.

Questa riforma che è già in vigore da un paio d’anni, ha prodotto già dei 20enni/21enni alla Can D, che molto probabilmente, se dotati di talento, potranno arrivare alla Can anche a 27/28 anni.

Prima, ogni arbitrato per ottenere una promozione doveva rispettare un processo infinito, il primo anno di esordio in una nuova lega praticamente non veniva considerato, il secondo anno veniva considerato ma era presto, il terzo se molto talentuoso era l’anno della promozione.

Questo processo esteso a tutte le serie porta a vedere arbitri alla Can a 35/36 anni, assolutamente troppo.

Sulla carta, adesso bastano 5 partite per valutare un arbitro e dalla 6ª in poi l’arbitro può meritare già la promozione e salire di livello.

Rimani Connesso

Serie A nel cuore

Scegli la tua squadra del cuore e ricevi settimanalmente le news più importanti del tuo club!

Serie A nel cuore

Scegli la tua squadra del cuore e ricevi settimanalmente le news più importanti del tuo club!

Collabora con noi

Vuoi scrivere per CalcioSport.com ?

Compila i campi qui sotto e verrai contattato. 

Carica il tuo Curriculum VItae
Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipiscing elit, sed do eiusmod tempor incididunt ut labore et dolore