Secondo ko consecutivo in Champion’s per il Milan. Contro il Leverkusen è stata una partita controversa, con cose buone e altre no.
La partita in breve
La sfida di Leverkusen non da continuità al buon lavoro svolto in campionato nelle ultime tre giornate.
Fin dai primi minuti della partita il Milan subisce le offensive tedesche. Già al terzo minuto si verificano in successione 3 occasioni da gol per il Bayer, disinnescate da un ottimo Maignan e una difesa che fa del suo meglio.
Non è accettabile, in Champion’s Leage, vedere, in situazione di calcio d’angolo, l’attaccante del Bayer completamente smarcato e lasciato libero di andare a colpire di testa un pallone che senza Maignan sarebbe certamente entrato.
Il copione del primo tempo non cambia e il Milan subisce continuamente. Al 21′ minuto un lancio illuminante da sinistra a destra manda Frimpong in solitaria verso la porta rossonera. Dal cross dell’olandese nasce il gol segnato da Boniface, reso nullo dal VAR per fuorigioco di Frimpong.
Il Milan subisce ancora e ancora, fino al 38′ quando arriva la prima vera manovra offensiva rossonera con Pulisic che prova a tirare dal limite dell’area, ma ne esce un colpo scomposto per via delle marcature strette avversarie.
Le squadre vanno negli spogliatoi in parità, ma la superiorità tedesca fino a questo momento è netta ed evidente.
Superiorità che si concretizza a inizio ripresa, al 51′, quando il Bayer segna il gol del ko finale.
A segno, di nuovo, Boniface sul colpo di tacco decisivo di Garcìa.
Al gol ne consegue una minima reazione dei rossoneri, che solo a questo punto iniziano a spingere verticalmente.
Già al 55′ ci provano in successione Reijnders, E. Royal e Leao da dentro l’area dei tedeschi, ma senza successo.
Il Leverkusen però non smette certo di attaccare e, per mentalità dei tedeschi e per ansia di pareggiare rossonera, gli ultimi 20 minuti vedono un ribaltamento di campo dietro l’altro.
Ne conseguono certo molte azioni del Milan, ma anche il grande spreco del Leverkusen è complice del mantenimento del risultato.
Match che si conclude quindi con la sconfitta del Milan, che certo può rimpiangere qualcosa, ma nel complesso il risultato di sconfitta finale è giusto.
Di cosa è figlio questo ko
Questa sconfitta ha dato luce alle perplessità che c’erano ancora sui rossoneri, nonostante le vittorie in campionato.
La situazione del Milan è, attualmente, molto particolare.
I giocatori che compongono la rosa sono, in buona parte, certamente di livello europeo. E’ la rosa nel suo complesso a mostrare dei limiti per come è stata costruita.
Fonseca potrà non considerarsi un allenatore di primissima fascia, ma qualche spunto di idee le ha fatte vedere in quest’ultimo mese.
Il problema è che la squadra non è costruita per rispondere alle esigenze del tecnico, che settimana dopo settimana deve inventare soluzioni di adattamento.
Questo comporta un problema di identità, nel senso che il Milan possiede, in questo momento, molteplici facce, e ne deriva un’inevitabile difficoltà nel mostrare continuità di rendimento.
Da questa premessa nasce il primo problema che ha portato al ko.
Dopo le ultime due partite, positive, giocate col 4-2-4 Fonseca è tornato al 4-2-3-1 e questo non ha certamente aiutato.
La prestazione del Milan
Il ritorno al 4-2-3-1 è dovuto anche alla carenza di scelte per la Champion’s (Jovic è fuori dalla lista) e per questo la partita andava preparata con responsabilità.
Fonseca ha dunque preferito che si svolgesse una partita di sofferenza difensiva, affidando unicamente alle ripartenze, eventuali, il peso dell’offensività rossonera.
Difesa arretrata dunque e ripartenza dal basso, ma i giocatori, per quanto possano essere di livello, non hanno le qualità per esprimere questi concetti, e la sofferenza è stata doppia.
Nel complesso infatti i rossoneri si sono comportati bene in fase di non possesso, ma nel momento di possesso, invece, i giocatori avevano grande difficoltà nel proporre gioco.
E il risultato finale è espressione di questa faccia del Milan.
I rossoneri infatti mancano di una loro zona grigia. Il loro modo di giocare si trova a due estremi contrapposti.
O giocano completamente protesi all’attacco, creando e quindi segnando molto ma subendo in altrettanta quantità.
O si concentrano sulla fase difensiva, giocando, senza qualità di palleggio tra l’altro, nella propria metà campo costringendosi a 90 minuti di sofferenza e che crea poche occasioni, segnando di conseguenza poco.
In entrambi i casi il Milan affronta le partite con delle incertezze, anche se, per statistica, è più facile perdere giocando in difesa piuttosto che giocando protesi in avanti.
Nell’arco poi dei 90 minuti di ieri si potrebbe anche andare a giudicare le prestazioni dei singoli. Ma sarebbero critiche viziate dal modo di giocare sbagliato e insufficiente per via delle carenze, anche numeriche, nella rosa stessa.
Milan dunque che possiede certamente qualche pregio, ma si porta dietro troppi difetti ancora che hanno a che vedere con problemi strutturali.
Il 4-2-4 sembrava aver dato una linea positiva, e questo è dovuto anche proprio al numero di giocatori di un certo tipo presenti nella rosa e della loro qualità, e il ko di ieri sera ha comportato un inevitabile passo in dietro.
Inevitabile perché l’interpretazione di quel modulo, come si era temuto già dopo il derby, è dispendiosa e non esercitabile sul lungo periodo, specie se la rosa presenta i giocatori contati.
Considerazioni a fronte del ko
La partita del Milan non ha mostrato solo aspetti negativi, ma certo questi sono stati prevalenti.
Fonseca deve però, a questo punto, scegliere quale strada intraprendere con i rossoneri.
O la strada della spregiudicatezza o quella del contenimento. Bisogna rendersi conto che entrambe comporteranno delle sofferenze, ma quella dedicata all’attacco almeno comporterebbe una maggiore produzione offensiva.
Certamente dispendiosa e fondamentale sarà la gestione dei cambi e delle energie, ma forse è anche l’unica strada da prendere per concludere la stagione quantomeno in maniera dignitosa.
Questa previsione deriva dalla semplice statistica, che racconta un Milan che nel momento in cui si butta in avanti vince, e un Milan che quando prova a contenere l’avversario e gestire il gioco perde.