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Lazio – Bologna, Baroni vuole la vetta: dove può arrivare l’Aquilotto

Lazio - Bologna, per continuare a correre.

Reduce da una bellissima striscia di vittorie casalinghe, la Lazio non ha alcuna intenzione di arrestare la sua corsa.

La Serie A 2024-25, fino ad ora, è da considerarsi uno dei campionati più belli degli ultimi anni non tanto per la serrata lotta che, almeno per il momento, c’è in cima alla classifica, quanto più per la pluralità di belle storie, avvincenti ed emozionanti, che sta riuscendo a raccontare.

Si passa dall’Inter forte e risoluta di Inzaghi, al solido Napoli di Conte, alla stupefacente Atalanta di Gasp, alla vivace Fiorentina di Palladino, per arrivare, infine, alla umile, ma spettacolare Lazio di Baroni.

Sì, umile, un aggettivo che sembra aver perso totalmente valore nel mondo in cui viviamo.

Al giorno d’oggi, infatti, le persone che hanno in dote questa caratteristica non sono viste in maniera tanto positiva, ma, al contrario, vengono ritenute incapaci di sognare e di aspirare al massimo, come tutto ciò che ci circonda ci spinge a fare.

Sta proprio qui, dunque, la superficialità della società in cui viviamo, la quale non si ferma a ragionare in profondità, ma guarda distrattamente solo ai grandi nomi, ai brand, per parlare di altri ambiti, tralasciando progetti meno voluminosi, ma assemblati con maggiore intelligenza e lungimiranza.

La Lazio di Baroni e, quasi in misura uguale, di Lotito e Fabiani, è l’esempio perfetto di questo genere di artigianato puro, dalle materie prime economiche, ma, al tempo stesso, di grande valore se assemblate correttamente fra loro.

Molti, infatti, ai nastri di partenza del campionato, consideravano quello dei biancocelesti un progetto atto a ridimensionare le aspettative dopo anni di preminenza nazionale, ma, evidentemente, non avevano osservato il lavoro certosino compiuto in estate dalla dirigenza per ricamare, filo dopo filo, lo straordinario ordito che possiamo ammirare oggi, a due mesi dall’avvio.

La forza della Lazio

Una delle chiavi del fantastico avvio di stagione della squadra di Marco Baroni, alla prima grande chiamata da parte di una big in carriera, è stato sicuramente l’equilibrio fra una fase difensiva equilibrata ed una offensiva assai pungente e concreta.

La Lazio, infatti, non è una squadra che ama tenere troppo il possesso del pallone, ma, quando si trova ad averlo in gestione, riesce sempre a rendersi pericolosa, sfruttando soprattutto la fascia sinistra, dove, al momento, Nuno Tavares si sta imponendo come uno dei migliori terzini in Europa.

Oltre al portoghese, il quale sta sicuramente rendendo molto al di sopra delle aspettative che c’erano su di lui, anche giocatori come Dia e Castellanos, chiamati a fornire una prova significativa del loro valore in questa annata, si stanno attestando su livelli altissimi, garantendo ai biancocelesti un’imprevedibilità offensiva assai prolifica.

Il centrocampo, poi, è diventato un reparto assai versatile, capace di far valere la propria capacità di interdizione in fase difensiva e, al tempo stesso, grazie agli inserimenti di Guendouzi o Vecino, innescati dall’educato piede di Rovella, la sua pericolosità in quella d’attacco.

Se poi a questo ottimo livello della formazione titolare si va ad aggiungere anche l’elevatissimo rendimento dei panchinari, capaci di risultare spesso decisivi al proprio ingresso in campo, è più semplice comprendere il motivo per cui la Lazio soggiorna in un salotto così nobile come quello del secondo posto in classifica.

Il gradino intermedio del podio, però, potrebbe cominciare a stare stretto alla banda di Baroni, la quale già stasera con il Bologna, in caso di non vittoria del Napoli, sogna l’aggancio in vetta all’Inter di Inzaghi.

Crederci per sognare

In queste settimane, sia per la Lazio, ma anche per Fiorentina ed Atalanta, la parola più abusata dalla critica nei titoli riguardanti queste squadre è stata, giustamente, “sognare”, in quanto è chiaro come, rispetto alle blasonate Inter, Napoli e Juve, biancocelesti, viola e bergamaschi partano sicuramente da sfavorite.

Nonostante, quindi, ritenga giusto usare espressioni riguardanti il tema onirico quando si parla di queste tre compagini, penso sia altrettanto legittimo affermare come, arrivati a poche giornate dal giro di boa del campionato, si sia giunti alla fase in cui per sognare occorre sicuramente credere fortemente a quello che si sta facendo.

L’Aquilotto di Baroni, infatti, al pari della Viola di Palladino e della Dea di Gasp, se vuole continuare a sognare, deve necessariamente avere fiducia massima nelle sue qualità, che, come è stato dimostrato finora, possono fare male a tutte le squadra della competizione.

Se la Lazio riuscirà ad acquisire questa rinvigorita “self-confidence”, allora non ci troveremo più davanti ad una Cenerentola che aspetta solo la mezzanotte, ma ad una guerriera feroce che non ha alcuna intenzione di concludere il suo ballo anzitempo.

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