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Inter, centrocampo meraviglia: Barella, Calha e Mikhi si completano

Per l’Inter la chiave del successo è il centrocampo tra i migliori in Europa: ecco perchè Barella, Calha e Mikhi sono perfetti insieme

A centrocampo si decide la stagione: l’Inter lo sa

Con l’attacco si vincono le partite, con la difesa i campionati, e allora il centrocampo a che serve a fare? La risposta alla domanda è semplice e basta guardare l’Inter.

Nonostante il parco difensori e attaccanti dell’Inter sia di livello assoluto, forse è proprio il centrocampo la vera grande forza degli uomini di Inzaghi, a conferma del fatto che in mezzo al campo si decidono molte più partite e alla lunga campionati rispetto a quanto si possa immaginare.

Mediani e mezz’ali hanno sempre fatto la differenza nel calcio, non a caso sono spesso i calciatori a toccare più volte il pallone nell’arco dei 90 minuti, ciò dimostra quanto le sorti di una gara passi dalla loro prestazione.

A centrocampo devi saper fare tutto , non basta saper difendere o attaccare, bisogna essere intelligenti nelle scelte di passaggio, coraggiosi nel proporsi in avanti e saggi nell’abbassarsi in fase di ripiegamento.

Se vuoi diventare un grande centrocampista non puoi più, nel calcio odierno, identificarti solo in un giocatore di quantità o di qualità, devi per forza abbinare entrambe le virtù, associandole sempre a quell’estro e quella fantasia che in altre parti del campo non sono richieste.

Marotta negli anni è riuscito a trovare tre giocatori che riflettono alla perfezione tutte queste caratteristiche e che, giocando l’uno al fianco dell’altro con consapevolezza e convinzione dei propri mezzi, ora sono il faro di una squadra tra le più grandi d’Europa.

Barella, Calha e Mikhi: l’Inter ai livelli di City e Real?

Qualche anno fa paragonare il centrocampo di una tra City o Real con quello dell’Inter poteva sembrare una sciocchezza ma oggi, grazie al lavoro del ds, dell’allenatore e della società il confronto regge con credibilità.

La partita di ieri sera tra nerazzurri e Citizens ne è stata la chiara dimostrazione, con un Barella stellare a brillare di luce propria nonostante ad abbagliare lo sguardo degli spettatori ci fossero già le giocate di gente come Rodri, De Bruyne e Bernardo Silva in mezzo al campo.

Per Calhanoglu altra grande prestazione da metronomo puro, a scandire i tempi di palleggio, dettare i movimenti ai propri compagni e uscendosene spesso con personalità da situazaioni di pressing accanito del City.

Mikhitaryan, entrato nel secondo tempo al posto di Zielinsky, seppur con meno tempo a disposizione rispetto agli altri due ha saputo dar prova della prorpia affidabilità e presenza costante sia in fase offensiva che difensiva.

Insomma, la verità è che oggi prendendo a caso uno dei tre centrocampisti titolari dell’Inter e inserirlo nel centrocampo delle migliori squadre al mondo la differenza forse non si noterebbe così evidentemente, anzi nella maggior parte dei casi si potrebbe parlare di “upgrade“.

Inzaghi ha a disposizione gli ingredienti perfetti

Per caratteristiche tecniche e tattiche, i tre centrocampisti titolari a servizio di Inzaghi si completano a vicenda l’uno con l’altro e schierati insieme formano un reparto eterogeneo per funzioni e interpretazione del ruolo.

Calha: proprietario delle chiavi del centrocampo dell’Inter

Calha, definirlo vertice basso davanti alla difesa sarebbe troppo restrittivo, infatti, il turco è eccellente nella fase di playmaking con una dote sovrumana nella precisioni di passaggi, lunghi e corti, e ottimo per scelta delle linee di passaggio.

Non solo, Hakan sa farsi trovare speso anche nell’ultimo quarto di campo a imbucare per gli inserimenti dei compagni ma a spaccare la porta con i suoi classici siluri terra-aria imprendibili per i portieri avversari.

Barella: corsa, grinta e qualità da fuoriclasse

Barella lo conosciamo bene, il tuttocampista che ogni club vorrebbe dalla propria parte, un polmone inesauribile in grado di correre per tutti gli altri 10 compagni messi insieme senza mai stancarsi.

In difesa nei ripiegamenti difensivi, in area avversaria nelle incursioni offensive, in mezzo al campo a lottare su ogni pallone o sull’esterno per sovrapporsi e crossare in direzione attaccanti.

Barella è tutto, l’anima della squadra e allo stesso tempo cervello funzionante per tutta l’economia Inter quando si scende in campo.

Mikhitaryan: tessera fondamentale del mosaico

Mikhitaryan, invece, a primo impatto puo’ sembrare la pedina che ruba meno l’occhio ma in realtà per l’equilibrio richiesto da Inzaghi è forse il tassello più importante.

Tecnica sopra la media, nato come esterno alto, conosce alla perfezione i tempi di inserimento per far male alle difese avversarie quando meno se lo aspettano.

Fattore determinante ma spesso sottovalutato per l’armeno è la capacità di andare in rete nei big match, caratteristica non scontata e che alla fine della stagione risulta decisiva nel momento in cui a fine anno si tirano le somme dei migliori marcatori nei momenti più delicati, la vittoria in semifinale di Champions contro il Milan di due anni fa passò proprio dal suo gol.

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