Il calciatore Gianluca Mancini, vicecapitano dell’A.S. Roma, ha aperto le porte di Trigoria per raccontarsi in una frizzante intervista
Gianluca Mancini, difensore giallorosso, è protagonista di un’intervista che, per coloro che seguono la comunicazione sportiva sui social, si direbbe improbabile.
A condurre per TvPlay quella che risulta una chiacchierata informale, sono Emiliano Viviano, noto ex portiere Serie A, e Enrico Camelio, noto comunicatore della capitale.
Entrambi ormai ben posizionati nell’ambito dei talk calcistici, Camelio è particolarmente noto per la sua antipatia (calcistica), nei confronti dello stesso Mancini.
Non gli perdonava, infatti, l’eccessiva esuberanza in campo, controproducente a suo dire, definendolo spesso non all’altezza della piazza.
Tuttavia, questa antipatia, l’esposizione mediatica e la mediazione di Viviano, amico del calciatore, hanno permesso questo incontro ufficiale dentro Trigoria.
Bad Boy
Gianluca, bisogna riconoscerlo, è noto per i suoi comportamenti al limite che ricordano quelli di Materazzi, suo idolo e amico.
Tuttavia, nel corso soprattutto dell’ultima stagione, ha dimostrato di non scadere più in certi eccessi e la sua carriera sembra averne giovato.
L’ex portiere Viviano riconosce come in alcuni casi si debba scindere il calciatore dalla persona, facendo l’esempio di Chiellini.
Veemente e malefico in campo, gentile, educato e intelligente fuori. Per lui, Mancini ha medesime qualità.
Il tema antipatia occupa quindi la prima parte dell’intervista. Gianluca racconta di come un collaboratore di De Rossi, appena arrivato, gli avesse rivelato di “odiarlo”.
Dopo una settimana di conoscenza però, ebbe a ricredersi sull’attuale vicecapitano della Roma.
Mancini prosegue raccontando un aneddoto simile con Mr. Ranieri, che non conosceva prima di quest’anno.
Arrivato a Trigoria, infatti, gli avrebbe confidato: “Io da avversario ti odiavo”.
Il calciatore racconta come i due allenatori lo abbiano aiutato nel suo processo di maturazione, portandolo a una gestione migliore dei nervi e dei cartellini.
Il difensore Gianluca Mancini
Passando al campo Mancini spiega come non prediliga un ruolo specifico nella difesa, ritenendo di sapersi adattare e arricchire con le novità.
La varietà di allenatori avuti in carriera (Gasperini, Spalletti, Fonseca, Mourinho, De Rossi, Ranieri) gli ha giovato in tal senso.
Afferma come anche Hummels sia un grande esempio per lui, dentro e fuori dal campo.
A tal proposito ricorda un tackle che Mats fece in aerea di rigore su Kulusevski contro il Tottenham, nella fase a gironi di Europa League.
L’intervento lo ha impressionato per forza, tempismo e fattore di rischio, dimostrazione per Mancini della stoffa dell’ex Borussia.
L’intervista, registrata a pochi giorni di distanza dalla gara di ritorno con l’Athletic Bilbao, è quindi anche occasione per parlare della precoce espulsione del tedesco.
Per Mancini non era cartellino rosso, ma, riferendosi al compagno, riconosce come nel calcio possano succedere eventi simili e sia normale un errore.
La mancata chiamata degli Azzurri
Si parla poi del rapporto con la nazionale, dalla quale Gianluca non è stato convocato per le ultime partite di Nations League.
In questa occasione, in realtà, non è stata richiesta la prestazione di alcun giocatore della Roma, evento più unico che raro.
Il ragazzo non è risentito, ha apprezzato le opportunità che Spalletti gli ha dato, portandolo anche all’ Europeo, e sa che le porte della nazionale sono sempre aperte per chi lo merita.
Dipenderà quindi anche dalle sue prestazioni, ma il mister è giusto faccia le sue scelte; se chiamato, sarà pronto.
Gianluca Mancini sa stare in panchina?
Camelio tenta una domanda più sibillina: “Sei un giocatore che può accettare la panchina, per più partite?”
Mancini ritiene che, qualora accadesse, dovrebbe chiedersi cosa sta sbagliando e, se non lo capisse, parlerebbe con l’allenatore.
Un confronto non di rimostranze, ma chiarificatore e costruttivo, poiché “viene prima la squadra, il ”noi” dell’ ”io”, nonostante un calciatore non possa essere contento di una panchina”.
Gianluca Mancini: un nuovo gemello allattato dalla Lupa?
È ormai rinomato il rapporto simbiotico e di vicendevole affetto tra Gianluca e il tifo romanista, speciale per ogni calciatore che sia passato dalla capitale.
Viene domandato se questo calore, magari per un neoacquisto che ha ancora molto da dimostrare, possa essere un freno, facendolo sentire già “arrivato”.
Mancini: “Non penso, Roma è una piazza calorosa, passionale, vive di Roma tutti i giorni, ti caricano anche quando vai a prendere il caffè, a fare la spesa.
Sono stato a Bergamo e non sono così calorosi come a Roma. Ti da qualcosa in più, ci sono aspettative, vai in campo anche per loro.
Ti carica di responsabilità. Non vieni pensando di essere arrivato. Il campo è quello che parla, devi dimostrare ogni domenica”.
Botta e risposta
C: “Se dovessi scegliere un paese all’estero dove giocare?”
M: “Inghilterra”
C: “Preferiresti segnare un gol che vale la qualificazione in Champions per la Roma o che le fa rivincere la Conference League?”
M: “Vado in Champions”
C: “Top XI giocatori in attività, esclusi i tuoi compagni”
M: “Farei un 4-3-3: Donnarumma, Alexander Arnold, Rudiger, Van Djjk, Nuno Mendes, Tonali, Modrić, Musiala, Rodrygo, Haaland, Mbappè”
C: “Attaccante più difficile da marcare in Serie A?”
M: “Thuram”
L’intervista si conclude con lo scambio simbolico di una bandiera bianca e una stretta di mano, a dimostrazione delle cessate ostilità tra gli ormai amici Mancini e Camelio.
Foto: Instagram TvPlay