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Genoa, tutta un’altra vita: come Vieira ha rilanciato il Grifone

Genoa, il cambiamento di Vieira.

A qualche mese dall’avvicendamento in panchina, il Genoa può senza dubbio affermare di aver centrato in pieno la scelta.

Le stagioni recenti del Genoa, soprattutto quelle successive alla retrocessione in Serie B, hanno sempre visto un livello crescente sia di entusiasmo che di effettivo valore in campo, dove la squadra, superata con brillantezza l’annata in “Purgatorio”, ha saputo tornare a produrre un bel calcio.

Il 2023-24 rossoblù, infatti, è necessariamente valutabile come assolutamente positivo, se è vero che, da neo-promossa, la truppa guidata da Gilardino ha guadagnato l’agognata salvezza con larghissimo anticipo, mettendo anche in mostra delle individualità molto interessanti.

Quest’ultime, però, durante l’ultima estate, sono diventate i principali obiettivi di mercato di molte squadre e, di conseguenza, calciatori come Martinez, Retegui e Gudmundsson, i quali costituivano sicuramente l’ossatura vera e propria della squadra, hanno abbandonato la città di Faber, lasciandola orfana di tre dei suoi migliori difensori.

Nonostante Gila, in maniera molto coraggiosa, non si sia mai eccessivamente lamentato della campagna acquisti un po’ scarna, nella prima parte di campionato, il Genoa ha finito sicuramente per pagarne le conseguenze, danneggiato anche da una serie di infortuni occorsi a calciatori importanti dell’undici rossoblù.

L’esonero di Alberto e l’arrivo di Vieira non fu accolto, però, in maniera accondiscendente da tifosi e stampa, stupiti da una scelta di tale veemenza, arrivata, stando ai principali rumors, a seguito di qualche dissapore del tecnico italiano con la dirigenza.

A qualche mese dall’avvicendamento, tuttavia, non è più possibile tacere la verità: il Genoa è cambiato da quando Vieira si è seduto sulla sua panchina.

Il nuovo Genoa di Vieira

Se si osservassero con superficialità le formazioni del Genoa prima e dopo l’esonero di Alberto Gilardino, i più “faciloni” potrebbero affermare che la situazione non sia molto variata, visto che anche Patrick Vieira ha continuato ad adottare un modulo abbastanza simile a quello del collega.

Il tecnico francese, infatti, ha spesso deciso di infoltire il suo centrocampo di numerosi calciatori, tentando di proteggere la sua squadra in quella maniera, rinunciando alla consueta seconda punta che l’ex campione del mondo 2006 affiancava solitamente a Pinamonti.

Vieira, però, specialmente dopo le prime partite, ha rivelato la sua vera faccia, togliendosi la maschera del catenacciaro e del difensivista, iniziando ad inserire esterni più offensivi fra i cinque calciatori della mediana, garantendo all’ex centravanti dell’Inter un maggiore supporto.

Miretti, in particolare, è stata la vera scoperta di Patrick, che, contrariamente ad Allegri e Gilardino, ha preferito schierare il ragazzo di Pinerolo esternamente a sinistra, attribuendogli un compito simile a quello di El Shaarawy alla Roma, deputato a salire in fase offensiva dietro alla punta e a coprire sul terzino avversario in difesa.

Proprio nel reparto arretrato, poi, è avvenuta la consacrazione di Johan Vasquez, divenuto, insieme al già solido Bani, il vero perno della retroguardia del Genoa, la quale si affida a lui ogni volta per difendere l’attaccante avversario maggiormente pericoloso.

Un altro leader emergente, infine, è rintracciabile in Frendrup, sempre più centrale nella manovra rossoblù e, purtroppo per il Grifone, possibile grande nome di mercato in estate, destinato, forse, a lasciare la fu Repubblica Marinara.

E’ evidente, dunque, come Patrick Vieira abbia di sicuro trovato quelli che sono i suoi calciatori di fiducia, decidendo, però, di metterne definitivamente da parte altri, uno in particolare.

Dal letame … non nascono i fior

Con la poesia e la dolcezza che lo contraddistinguevano, Fabrizio De André, uno dei più grandi cantautori della scuola genovese, oltreché un accanito tifoso del Grifone, tentava di trovare tutto il buono possibile anche da coloro che venivano considerati i “reietti” della società, affermando, come si può leggere nel titolo del paragrafo, come anche dai luoghi peggiori potessero germogliare delle bellissime piante.

Nonostante fosse bello e romantico pensare che questa avrebbe potuto essere la storia di Mario Balotelli, diamante grezzo per eccellenza, arrivati a qualche mese dal suo arrivo a Genova, è ormai lecito sancire come ciò non sia successo.

Se il “come back” di Super Mario è andato così male, la colpa si deve come al solito imputare al suo caratteraccio, ma, a voler dire la verità, anche al tecnico transalpino, il quale, aldilà di tutte le pacifiche dichiarazioni rilasciate sempre alla stampa, non ha mai veramente dimenticato gli screzi già avuti con lui in precedenza.

Balo, dunque, con ogni probabilità, sta per chiudere la sua esperienza sotto la bandiera crociata di San Giorgio e, forse, qualora non si dovessero presentare offerte da lui reputate interessanti, la sua intera carriera calcistica, sicuramente uno dei più grandi rammarichi della storia del nostro calcio.

Ciò che poteva essere bello, bello e impossibile, purtroppo, non è mai davvero stato.

Foto: facebook Genoa FC.

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