Al Bentegodi di Verona, domenica pomeriggio è arrivata la terza sconfitta di fila per la Fiorentina di Palladino, che non gira più come prima.
Sono passate solo poche settimane da quel meraviglioso 3 a 0 all’Inter, da quella notte così calda, nonostante il gelido febbraio che stiamo attraversando, capace di scaldare i cuori di tutti i tifosi della Fiorentina, rimasti a bocca aperta davanti al dominio della propria squadra sui blasonati avversari.
E’ trascorso poco tempo, ma dire che la situazione è cambiata, purtroppo per la Viola, è estremamente riduttivo, se è vero che, dopo quella splendida vittoria, la compagine di Palladino non ha racimolato alcun punto nelle tre gare successive, allontanandosi dalla zona Champions.
Un tracollo inaspettato, arrivato, forse, nel momento della stagione in cui i gigliati sembravano avere una marcia in più rispetto alle rivali, forti di un mercato di gennaio che ha portato in dote tantissimi nuovi volti giovani e di qualità, in grado, come nel caso di Folorunsho, di portare ulteriore qualità alla rosa.
Evidentemente, però, qualcosa deve essersi necessariamente inceppato e l’ultima gara disputata a Verona domenica, segnata anche e soprattutto dall’infortunio di Moise Kean, è lì a dimostrarlo.
La triste gara di Verona
Il pomeriggio del Marcantonio Bentegodi, da qualunque punto di vista lo si analizzi, per la Fiorentina è stato veramente funesto in tutto e per tutto.
Aldilà della brutta paura per la botta alla testa di Moise Kean, infatti, la Viola si trova a dover fare i conti con un risultato e, soprattutto, una prestazione totalmente da dimenticare, che, a fine campionato, potrebbe risultare molto pesante per determinare l’accesso o meno della compagine di Palladino alle varie competizioni europee.
Quest’ultimo fatto è un grande tallone d’Achille della banda gigliata, la quale non è riuscita quasi mai ad ottenere punti importanti contro le squadre di bassa classifica, finendo per impantanarsi in pareggi e sconfitte che, ad oggi, hanno scavato un solco di sette lunghezze della zona Champions.
Se, però, in alcune di queste gare contro avversarie più deboli la Fiorentina era uscita ammaccata anche per colpa di alcuni episodi più o meno fortuiti, la gara di Verona ha seguito un canovaccio completamente diverso, con i gialloblù meritatamente uscitine vittoriosi, al termine di novanta minuti interpretati in maniera molto migliore dei rivali.
I viola, durante tutta la partita, non sono mai riusciti a trovare una risposta adeguata al blocco basso proposto dagli scaligeri, i quali sono stati molto abili ad impedire ai playmaker, o presunti tali, toscani di mettere in azione il reparto avanzato, rimasto colpevolmente isolato e fuori dal gioco.
L’unico ad aver provato a unire la mediana con l’attacco è stato l’ex di giornata Folorunsho, calatosi alla grande nella parte recitata da Bove fino al tragico malore del Dicembre scorso.
E’ forse, dunque, lui la sola nota positiva della gara della Fiorentina, che, ora, ha assolutamente bisogno di risolvere il problema che la tormenta da qualche partita: la regia.
Cosa manca alla Fiorentina
La prima parte di stagione della Viola, almeno fino a quel tragico Fiorentina – Inter, aveva ricordato, per certi versi, alcuni dei più bei periodi del calcio fiorentino, quando campioni come Bati o Rui Costa illuminavano l‘Artemio Franchi, ridando ad una piazza storica del nostro movimento il lustro che merita.
Qualcosa, però, in coda a quel malore così improvviso e tremendo, deve essersi forzatamente incrinato, se è vero che, almeno fino ai primi di Gennaio, la squadra di Palladino ha faticato a ritrovare la sua identità, persa in seguito all’assenza di una pedina importante come Bove.
L’arrivo di Folorunsho, almeno nelle prime gare contro Lazio, Genoa e Inter, sembrava poter ridare alla squadra ciò che le era venuto a mancare, ma, con l’andare avanti del tempo, un’altra piaga è venuta allo scoperto, fastidiosa e sanguinolenta quanto quella precedente.
La squadra dell’ex tecnico del Monza, infatti, come ammirato anche a Verona, manca da diverso tempo di un regista puro, di un qualcuno che l’aiuti ad innescare le manovre corrette, sfuggendo al pressing e alle marcature avversarie.
Che la Fiorentina disponga di un’ottima batteria di trequartisti ed ali risulta abbastanza indubbio, ma che, allo stesso tempo, essi siano inutili se mal serviti e scollegati dal nucleo principale del gioco viola è altrettanto evidente.
Nicolò Fagioli potrebbe essere la risposta a questo problema, che sta venendo fuori prepotentemente soprattutto dall’inizio della degenza di Adli, mediano dai piedi buoni in grado di inventarsi anche playmaker, ma Raffaele Palladino continua a non dargli troppa fiducia.
Eppure, l’ex Juve sembrerebbe essere, al momento, l’unico medicinale per la fastidiosa e dannosa influenza occorsa ai toscani.
Foto: facebook ACF Fiorentina.