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Euro 24, delusione Scozia: ultima ed eliminata

La Scozia è eliminata da Euro 24

La maledizione continua per la terra delle Highlands a Euro 24: dodicesima eliminazione consecutiva ai gironi tra Europei e Mondiali in altrettante partecipazioni.

La maledizione che accompagna la Scozia, la patria di eroi mitologici come William Wallace, che ha sempre lottato per la propria libertà e la propria indipendenza con grande fierezza, non si smentisce neanche ad Euro 24.

La Tartan Army, infatti, è costretta a salutare la competizione anche questa volta al primo turno, come gli capita da sempre quando si ritrova qualificata ad una delle due grandi competizioni internazionali.

Dire, però, che ieri sera sia andata vicina a spezzare la maledizione è veramente poco. In una partita pazza, segnata nella lunghezza del recupero dal brutto infortunio capitato al centravanti magiaro Varga, la Scozia era riuscita a difendersi dagli assalti di una squadra oggettivamente più forte e meglio organizzata, tentando l’assalto finale nei minuti di recupero.

Prima con il tap-in mancato di McTominay, pescato però in fuorigioco, e poi con l’occasione capitata sui piedi di Hanley, la squadra delle Highlands era quasi riuscita a siglare un clamoroso gol che sarebbe valso la qualificazione.

Addirittura, al novantanovesimo, quasi al termine dei dieci minuti di recupero concessi dall’arbitro argentino Facundo Tello, i blu di Scozia avevano rischiato di trovare la rete su calcio d’angolo, sbilanciandosi però troppo e permettendo all’Ungheria di capitalizzare un contropiede da manuale e siglare il gol della qualificazione.

Una sconfitta e un’eliminazione dal sapore amarissimo, considerate anche le migliaia di tifosi che hanno passato la Manica e sono sbarcate nel continente per veder giocare la propria nazionale, invadendo gli stadi della Germania.

Una passione quasi commovente, che va aldilà di un risultato che, in 151 anni di storia non è mai arrivato.

Il cammino della Scozia a Euro 24

Il percorso della nazionale guidata da Steve Clarke, già commissario tecnico dal 2019, era iniziato nel peggiore dei modi, con la roboante sconfitta di Monaco, quando la Germania aveva letteralmente passeggiato sui malcapitati scozzesi.

Cinque a uno il risultato finale, con una sottomissione dettata da un’inferiorità tecnica evidente rispetto ai tedeschi e da una grande difficoltà nel trovare il modo di superare il pressing della Mannschaft, galvanizzata dal pubblico di casa.

Nonostante il passivo fosse troppo pesante, una sconfitta contro la nazionale di casa, tra le favorite per la vittoria finale, era pronosticabile, ma si attendeva in ogni caso una reazione.

Nella gara contro la Svizzera, quindi, la Tartan Army ha provato a essere più aggressiva e, sugli sviluppi di un cross di Robertson, ha costretto la Svizzera ad un autogol di Schar.

Da quel momento in poi, però, la squadra della confederazione elvetica ha dominato la partita, lasciando ai rivali un’unica grande occasione, ossia il palo colpito da Hanley durante la ripresa. Nonostante ciò, il risultato è rimasto sull’uno a uno, garantendo un punto ad entrambe le squadre.

L’ultima gara contro l’Ungheria, dunque, era decisiva per il passaggio del turno, che dipendeva da una vittoria contro i magiari, ancora fermi a zero punti.

La Scozia, invece di aggredire la partita, si è lasciata attaccare dalla squadra avversaria, rinchiudendosi nella propria area come nelle precedenti partite di Euro 24, come se si accontentasse del pareggio.

Tolte quelle due occasioni nel recupero citate sopra, infatti, la compagine di Steve Clarke non è riuscita a rendersi pericolosa, finendo pure per per cedere ai rivali, i quali hanno vinto la gara con la rete in contropiede di Csoboth.

Una grande delusione, dunque, per il popolo delle Highlands, che è la seconda nazione, dopo la Polonia, a dover lasciare l’Europeo.

I motivi della disfatta

Le cause dell’eliminazione scozzese, per me, sono da ritrovarsi in due principali.

Uno dei motivi, iniziando ad elencarli, che ha portato a questo ennesimo risultato negativo, è stata sicuramente la debolezza della rappresentativa bianco-blù.

Se si va ad analizzare bene il roster voluto da Clarke, si può notare come gli unici giocatori di spessore internazionale ed abituati a certe competizioni siano i terzini Robertson e Tierney e il mediano McTominay, a fronte di altri ventitré giocatori militanti nelle categorie inferiori inglesi o nella Scottish Premier League.

Era impensabile, dunque, competere con squadre formate da giocatori di livello internazionale con una formazione composta, in media, da calciatori militanti in Championship.

In ogni caso, il secondo motivo, a mio avviso, è più pesante rispetto al primo.

Secondo la mia opinione, anche se si ha una squadra non allo stesso livello delle rivali sulla carta, si può sempre organizzare una strategia tattica in grado di metterle in difficoltà, una qualche forma di resistenza.

Nel 2024, infatti, è abbastanza difficile riuscire a cavarsela con il semplice “catenaccio“, o “verrou” alla svizzera, il quale era molto più funzionale trenta o quarant’anni fa.

Come ha dimostrato l’Italia giovedì contro la Spagna, è quasi impossibile pensare di riuscire a resistere rintanandosi nei primi quaranta metri della propria metacampo, lasciando il pallino del gioco all’avversaria.

Proprio per questo, era lecito aspettarsi di più dalla Scozia, che ha invece scelto di rimanere bassa per tutta la competizione, accettando passivamente che il dominio del gioco fosse solo di competenza degli avversari.

In vista delle prossime competizioni, dunque, se gli scozzesi vogliono spezzare la maledizione che li perseguita, devono cercare di essere più coraggiosi e meno difensivisti, affrontando con meno paura nemici più grandi di loro, come hanno sempre fatto nella loro storia.

Un po’ più braveheart, insomma.

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