Il direttore del Corriere dello Sport, Ivan Zazzaroni, è stato ospite di DoppioPasso Podcast; ha parlato anche di Allegri e del “bel gioco”
Nell’ultima puntata di DoppioPasso Podcast, Ivan Zazzaroni ha svelato diversi aneddoti e retroscena riguardo la sua lunga carriera da giornalista. Il direttore si è anche soffermato sul confronto tra Allegri e Motta, all’interno dell’ambiente juventino, e poi anche sul concetto di “bel gioco“. La posizione di Zazzaroni a riguardo è chiara da tempo e anche stavolta non ha perso occasione per ribadire il suo pensiero. Di seguito le sue parole.
Zazzaroni: “Allegri lavora in un certo modo. Ora lo rimpiangono…”
Ivan Zazzaroni, ospite a DoppioPasso Podcast, ha detto la sua sul perché un allenatore vincente come Massimiliano Allegri abbai ricevuto tante critiche e insulti nel corso degli anni: “Allegri non comunica. Allegri se ne fotte realmente. Allegri fa il suo lavoro, si propone in un certo modo. Gli juventini per cinque anni lo hanno amato visceralmente, quando ha vinto gli scudetti e fatto le finali di coppa. Poi improvvisamente è saltato fuori il discorso del ‘bel gioco’. In seguito hanno avuto il ‘bel gioco’ per otto mesi e non è mai arrivato però e quindi hanno mandato a casa l’allenatore. Ma il tifoso è così; il tifoso segue l’onda. Fischia Allegri, poi quando le cose vanno male con Motta, dice: ‘Che bravo Allegri’ e rimpiangono Allegri. Quindi bisogna anche capire questo.”
“Il bel gioco non esiste. Ci sono i grandi giocatori”
Zazzaroni ha poi continuato insistendo sull’insensatezza del concetto di “bel gioco” che ormai fa sì che si tralasci la qualità dei giocatori, la quale sembra essere la cosa più importante per il direttore: “Il bel gioco non esiste. Ci vogliono i bei giocatori. Quando hai i bei giocatori e delle idee, come Italiano a Bologna, allora giochi del bel calcio. Ma il Bologna non ha l’obbligo di vincere lo scudetto. Quando si ha l’obbligo di vincere, come per esempio all’Inter, al Milan e alla Juve, il bel gioco te lo fanno i calciatori. Non c’é niente da fare. Poi tu puoi organizzare la difesa, come faceva Sacchi, ma lui aveva Maldini, Baresi e Costacurta. Davanti aveva Gullit, Van Basten, Donadoni. Aveva una grande qualità. E lì si faceva bel gioco. Si palleggiava, si verticalizzava, Van Basten era una roba da urlo…“