In esclusiva per Calcio-sport.com, come dichiarato a Doppio Passo Podcast, Walter sabatini ha dichiarato “Ho sbagliato ad andare a Bologna”
L’episodio zero di Doppio Passo Podcast vede come primo ospite Walter Sabatini, dirigente sportivo allenatore ed ex calciatore di calcio.
Durante l’episodio Walter Sabatini è ritornato a parlare del suo approdo a Bologna.
Com’è andata a Bologna?:
“Male; male, ho sbagliato ad andare a Bologna, è una città che ti accoglie generosamente, ho sbagliato perché c’era già una struttura tecnica ed io mi sono sovrapposto“ continua dicendo “ ci sono andato perché mi ha chiamato Finucci, un amico che aveva lavorato con me alla Roma e perché Bologna mi attraeva come città, come storia“
Ma di che periodo stiamo parlando e a cosa fa riferimento Sabatini dicendo che l’esperienza è andata male?
Diamo un po’ di contesto: Sabatini Il 17 giugno 2019 viene annunciato come coordinatore delle aree tecniche del Bologna e del Montréal Impact, entrambe di proprietà Joey Saputo.
Sul lato calciomercato il Bologna non si muove malissimo, anzi, arriva la conferma di Sansone e Soriano dal Villareal poi scatta l’obbligo per Danilo dell’Udinese ed è anche e soprattutto l’anno del riscatto dalla Juventus di Riccardo Orsolini, poi arriveranno Bani, Schouten, Denswil, Tomiyasu (attualmente in forza all’Arsenal), Medel, Andreas Skov Olsen, Nicolás Domínguez e Juwara.
Un calciomercato di tutto rispetto che però al termine della stagione non porta i risultati sperati, il Bologna chiuderà dodicesimo con 47 punti.
Cosa non ha funzionato lo dice lo stesso Sabatini:
“Ho sbagliato perché c’era già una struttura tecnica ed io mi sono sovrapposto, c’erano già Riccardo Bigon e Marco Di Vaio che lavoravano, non avrei dovuto accettare…”
Continua dicendo: “Io ero uno di quelli che tifava per il Bologna il giorno in cui hanno fatto lo spareggio all’olimpico con l’Inter di Helenio Herrera, il Bologna era di Fulvio Bernardini, 2-0, Nielsen, Fogli, nel sessantaquattro. Vi cito i gol perché voi dovete essere sbalorditi, sorpresi che io mi ricordi di una cosa di sessant’anni fa, me le ricordo tutte alla perfezione, perché ero un tutt’uno con il pallone, ci giocavo sulla strada e dentro casa”
A cosa fa riferimento Sabatini? Di che spareggio si tratta?
Sabatini ricorda perfettamente Bologna-Inter, 7 giugno 1964, spareggio per lo scudetto.
Nel campionato di Serie A 1963-64, Bologna e Inter chiusero la stagione appaiate in testa alla classifica con 54 punti, rendendo necessario uno spareggio per assegnare lo scudetto.
Tuttavia, il cammino dei rossoblù fu segnato da una controversia: dopo una vittoria contro il Torino, sei giocatori felsinei risultarono positivi all’efedrina. Inizialmente, la sentenza inflisse al Bologna la sconfitta a tavolino e una multa, ma il club dimostrò che la sostanza era finita nei loro organismi attraverso farmaci prescritti dal medico sociale. Dopo settimane di tensione, la revoca della penalizzazione permise alla squadra di Fulvio Bernardini di giocarsi il titolo sul campo.
Lo spareggio si disputò allo Stadio Olimpico di Roma, in gara secca. Il Bologna interpretò la partita alla perfezione e superò l’Inter di Helenio Herrera con un secco 2-0. Prima un autogol di Facchetti sbloccò il risultato, poi Nielsen chiuse i conti nel finale. Con questa vittoria, i rossoblù conquistarono il loro settimo – e finora ultimo – scudetto, entrando nella storia con il celebre motto del presidente Dall’Ara: “Lo scudetto lo vinciamo noi!”
Un ricordo speciale
Nel podcast si chiude così la parentesi sul Bologna ma noi vogliamo aprirne un’altra, perché in quel periodo, quando Sabatini era a Bologna, sulla panchina rossoblù c’era seduto un certo Siniša Mihajlović.
Il rapporto tra loro due è sempre stato fortissimo, ne ha parlato lo stesso Sabatini una intervista quando all’ora era ancora coordinatore dell’area tecnica del Bologna dicendo:
“Lui è vivo in me, a Casteldebole, nello spogliatoio al Dall’Ara e nei tifosi, con me ci vive tutti i giorni, gli ho voluto troppo bene e lui a me. Era un uomo leale, altruista, generosissimo, speciale. I due compleanni che festeggiava erano uno spasso. Lui festeggiava il giorno della nascita e quello della rinascita, del trapianto di midollo che lo portò alla prima guarigione: che cene, che risate, davanti a un bel bicchiere e facendoci una bella fumata. Sembravamo due adolescenti felici“
Queste parole ci riportano indietro nel tempo, in un’epoca fatta di sogni, di battaglie vinte insieme, di momenti condivisi sul campo e fuori. C’è un calore profondo in ogni ricordo, una luce che non si spegne, una complicità che ha saputo trasformare ogni incontro in un’occasione di vita. Il sentimento che Sabatini descrive non è solo il ricordo di un compagno o di un allenatore, ma la presenza viva di un amico, la carezza di un tempo che ci ha insegnato cosa vuol dire lottare e sorridere insieme, nonostante tutto.
In quell’istante, tra un brindisi e una risata, il confine tra il passato e il presente si è dissolto, lasciando spazio a un’emozione che abbraccia l’anima: l’amore per il gioco, per chi ne ha fatto la sua vita, per ogni gesto sincero e per ogni abbraccio di chi, pur non essendo più accanto, continua a vivere nei nostri cuori.
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Foto Instagram: @waltersabatini_ufficiale