Un Diavolo a due facce quello visto nel corso di tutta la stagione. Capace di battere il Real Madrid al Bernabeu e l’Inter tre volte su cinque, ma nono in campionato. Qual è la realtà dei fatti?
Per definire il Milan di questa stagione è necessaria una sola parola: incostanza. Sì, perché i rossoneri sembrano aver vissuto più stagioni in una.
Un’annata iniziata con le contestazioni, legate alla possibilità di vedere Lopetegui in panchina, per poi arrivare a Paulo Fonseca. L’ex Roma non ha mai definitivamente ingranato, faticando soprattutto nel rapporto con la squadra.
Già con il portoghese però il Milan si era dimostrato estremamente altalenante. Capace di battere l’Inter 2-1 e il Real Madrid 3 a 1, ma sconfitto con il Parma al Tardini, e fermato a San Siro dal Torino.
Ecco allora che la dirigenza decide di cambiare, e al posto di Fonseca arriva un altro portoghese, Sergio Conceição. L’ex Porto appena arrivato vince una Supercoppa Italiana, in una mini bolla, contro Juventus e Inter.
Poi però in campionato, il Milan dimostra di non aver superato le difficoltà, inciampando in più di un occasione. Vincendo a fatica contro il Como, perdendo contro la Juventus, e contro Torino, Bologna, Lazio, Napoli e infine con l’Atalanta.
Quello che in ognuna di queste sconfitte è mancato, è stato l’atteggiamento, ma soprattutto sono mancate le motivazioni. Più di una volta infatti i rossoneri, soprattutto sotto la gestione di Conceição, hanno dimostrato di saper reagire benissimo allo schiaffo, provando quantomeno a rimontare il risultato.
A fare la differenza, sono gli stimoli, e i derby vinti questa stagione, la gara del Bernabeu, le partite di Supercoppa ne sono la dimostrazione.
il Milan, in una stagione estremamente disastrosa rischia di sollevare due trofei, l’ultima volta? 18 anni fa con Carlo Ancelotti in panchina.
Diavolo a due facce, di chi è la responsabilità
Un vero e proprio “diavolo a due facce” dunque. Da un lato, capace di dimostrare, il reale valore di una rosa che sulla carta doveva lottare per le prima quattro posizioni. Di una rosa che conta di tanti effettivi di valore, a partire da Theo e Leao, passando per Reijnders e Maignan.
Dall’altro spesso brutta copia di sé stessa, demotivata e incapace di vincere anche le partite più semplici. A fare la differenza sembra dunque essere la volontà dei giocatori di volersi imporre.
Tuttavia, se chi scende in campo non è in grado di dare sempre il 100% le colpe sono da ricercarsi anche altrove. La dirigenza rossonera, grande assente e responsabile di un’annata disastrosa infatti è rea di aver demotivato i propri giocatori.
Ibrahimovic, Moncada e Furlani, non si sono dimostrati all’altezza di proporre ai giocatori un progetto convincente. D’altronde, perché impegnarsi, e buttarsi nel fuoco per un allenatore la cui panchina era in bilico già dal momento del suo arrivo?
Quali stimoli può dare ai giocatori la scelta di virare su Paulo Fonseca, quando ci sono allenatori liberi del calibro di Antonio Conte e Massimiliano Allegri?
Tante scelte sbagliate, che hanno portato a un vero e proprio effetto domino, riducendo in macerie la storia di uno dei club più blasonati del mondo.