Spesso la Coppa Italia viene criticata per il suo regolamento, ecco le differenze con l’estero e come può essere modificato.
La Coppa Italia dovrebbe essere la seconda competizione nazionale per importanza, ma da tempo ha perso quel suo fascino.
Si tratta sempre i un trofeo importante che può cambiare la stagione permettendo l’ingresso in Europa, ma sono presenti vari aspetti discutibili.
La perdita di importanza che ha avuto la Coppa Italia la si denota anche dal tipo di formazione schierata dalla maggior parte delle squadre impegnate.
Ci sta far riposare le prime linee, in molti casi però sono presenti turn-over esagerati, quasi come a voler snobbare la Coppa.
Il caso più famoso è quello del Napoli di Conte, ma sono presenti altre squadre che hanno attuato questa strategia.
Il Sassuolo ad esempio, per la proibitiva sfida a San Siro conto il Milan, ha schierato una squadra ricca di riserve, in quella che sarebbe stata la partita più affascinante della stagione neroverde.
Analizziamo dunque il regolamento della Coppa Italia e le differenze principali con alcune delle coppe in giro per l’Europa.
Il regolamento della Coppa Italia
Il regolamento è cambiato recentemente, anche se probabilmente la modifica ha peggiorato ulteriormente la Coppa Italia.
Dalla stagione 2021/2022, la competizione è così strutturata:
A partecipare sono 20 squadre di Serie A, 20 squadre di Serie B e 4 squadre di Serie C.
Già da qui sorgono i primi problemi, con uno squilibro troppo evidente tra le squadre delle prime serie e quelle di serie inferiori.
Solamente quattro squadre su 60 per la Serie C, non garantendo l’essenza dello sport e la possibilità di sognare per le squadre minori.
Della Serie D neanche l’ombra, quando poi nelle altre nazioni le squadre di quarta serie partecipano, ma ne parleremo più avanti.
Per creare il tabellone a ogni squadra viene assegnato un preciso ranking.
Numero 1 per la vincitrice, 2-8 per le prime otto classificate in Serie A, 9-20 per le classificate dalla nona alla 17esima posizione in Serie A oltre alle tre neopromosse.
Procedendo con la serie cadetta, 21-24 per le retrocesse in B, 25-36 dal 4º al 15°posto più la vincente del play-out.
In Serie C poi, 37-40 per le tre squadre promosse in B dalla C e la vincente del play-off di C, 41-43 per le tre seconde squadre nei gironi di C e 44 per la vincente della Coppa Italia Serie C.
Questa classifica articolata serve per dividere le squadre nei vari turni, una divisione tanto articolata quanto pressoché inutile, siccome alla fine sono le squadre che raggiungono agli ottavi di finale sono sempre le stess.e
Per migliorare il format ci si può guardare intorno, come ad esempio in Germania dove la coppa nazionale è molto più affascinante.
Il regolamento in Germania
Il format più facilmente replicabile è quello tedesco, a differenza di quello inglese e francese che sarebbero complicati da realizzare.
Soprattutto quello inglese infatti, a causa delle strutture italiane che non sono all’altezza di quelle britanniche, non sarebbe replicabile.
Concentriamoci dunque su quello della Germania, analizzandolo al dettaglio.
Al primo turno della competizione partecipano tutte le squadre delle prime due serie tedesche, insieme alle prime quattro della terza serie.
Fino a questo momento le partecipanti alla competizione sono praticamente le stesse della versione italiana, ma ecco il primo cambiamento.
Gli altri club di terza serie, della quarta e anche dei campionati amatoriali, possono accedere ai 32esimi attraverso vari spareggi, per un totale di altre 21 squadre.
Per arrivare a 64 ne mancano altre tre, che vengono nominate da ciascuna delle associazioni con più club qualificati.
La caratteristica che rende affascinante il modello tedesco è che tutte possono affrontare tutte, con la squadra che milita nella serie inferiore che gioca in casa, dando ancora più imprevedibilità alla sfida.
Osservando questo format, con un numero così elevato di squadre minori molte persone potrebbero pensare ad un aspetto.
Chi guarderebbe una partita con una squadra di prima serie che ne affronta una di quarta, dove la prima è nettamente favorita?
Questo è un aspetto che coinvolge anche chi acquista i diritti televisivi della competizione che lo analizza attentamente.
Prima di farvi la vostra opinione però rifletteteci un attimo, chi vorrebbe perdersi il miracolo sportivo di una squadra di operai che giocano per passione contro una squadra di calciatori professionisti?
In Italia ci sono stati casi simili (non a questi livelli) e chiunque l’ha vissuto ricorda lo 0-0 del Pordenone a San Siro o la cavalcata dell’Alessandria nella stagione 2015-2016.
Far partecipare squadre minori sarebbe un modo per far comprendere che tutti possono sperare di giocare a San Siro o all’Olimpico e dunque far sognare una società che man mano si sta sempre di più allontanando dal calcio.
Per concludere, sarebbe meglio rendere la Coppa Italia un sogno per molte realtà, piuttosto che organizzare la Supercoppa in Arabia.
Foto: Instagram Juventus