In ritardo, ma il Sudamerica si è allineato con gli occidentali: i quarti di finale di Europeo e Copa sono ora pronti a sovrapporsi.

Copa America, ora si fa sul serio

Ora il tabellone vedrà, da una parte e dall’altra, le prime e seconde classificate dei gironi, in una formula che sembra studiata per far si che la finale sia tra Argentina e la migliore sfidante: l’Albiceleste dovrà battere l’Ecuador.

Nell’eventuale semifinale, potenzialmente, ancora una volta si troverà di fronte la seconda classificata del suo girone (si sfideranno infatti Canada e Venezuela).

Il Brasile, classificatosi alle spalle della Colombia, dovrà sfiderà l’Uruguay di Marcelo Bielsa in quella che al momento sembra essere la prima sfida davvero avvincente di questa Copa America.

La Colombia dovrà disfarsi dell’abbordabile e sorprendente Panama per poi trovarsi, di fronte a un’altra serissima contendente in semifinale.

Nel lato destro del tabellone, insomma, si prospettano almeno altre due finali: l’unica maniera, in fondo, per rendere la competizione interessante abbastanza da tirar fino alle prime ore del mattino.

Sicuramente la finale che si vuole vedere e che più ci si aspetta per forza delle rose delle due squadre, ma anche per quella che è la situazione del tabellone, è Argentina – Brasile.

Argentina, strada spianata per il bis?

L’Argentina ha chiuso il suo girone a punteggio pieno, imbattuta e con la porta inviolata: tutto come previsto, ma a tratti ancora di più. Mai come in questa edizione il dominio albiceleste è stato così evidente.

Il protagonista più atteso era ovviamente Lionel Messi, che non ha deluso con un assist alla partita d’esordio contro il Canada. Poi però nella seconda partita si è inceppato, fermato da un infortunio che lo ha tenuto fuori nella sfida contro il Perù, e per il quale rischia di saltare i quarti contro Ecuador.

Il palcoscenico, svuotato del suo principale interprete, si è quindi riempito con personaggi alternavi; come Di Maria, ormai anche lui leader esperto, un vero e proprio trascinatore.

Ma chi si è preso la scena in assenza del fantasista di Rosario, è stato Lautaro Martínez, autore di 4 gol in 3 partite.

Il Toro, in questa Copa America, sta mettendo tutta la delusione per non aver vissuto il mondiale qatariota da protagonista mettendo in ostra le qualità che qui in Italia conosciamo bene.

Brasile, si vuole tornare a vincere ma non è facile

Il Brasile visto finora in Copa América è uno dei più brutti dell’ultimo ventennio: sterile, incapace di approfittare delle occasioni e di imporre il dominio nel gioco, vulnerabile.

Marquinhos, difensore che ha raccolto l’eredità di Thiago Silva, al termine dell’esordio ha parlato di «problemi di organizzazione».

Secondo la leggenda brasiliana Cafù è un problema di autostima; anche la Premier League, campionato nel quale giocano molti brasiliani, ha la colpa far credere ai giocatori la certezza di essere i migliori senza esserlo davvero.

Competizioni a corto raggio come la Copa America non smettono mai di ribadire un punto importante: è tutta un questione di episodi. Di momenti decisivi, che imprimono svolte e scatenano inerzie.

Vinicius, nonostante la doppietta contro Paraguay, non ha convinto; non sembra essere l’uomo della provvidenza. Con il Brasile la sua media gol è di una rete ogni 580 minuti: il triplo rispetto a quella con il Real Madrid.

Quando ti chiami Vinicius Junior, e sei in odore di Pallone d’Oro, insomma: ci si aspetta sicuramente qualcosa di più.