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Serie A, formazioni a confronto: Milan di Allegri VS Juve di Allegri

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Per la nostra rubrica di “Formazioni a confronto”, oggi analizziamo le due squadre con le quali Allegri ha vinto in Italia: Milan e Juventus.

Quando Allegri era alla guida del Milan, mantenne il marchio di fabbrica milanista costituito dal ‘rombo’ di centrocampo, ma lo reinterpretò radicalmente.

Se inizialmente il modulo era un 4-3-1-2, con il tempo divenne più appropriato descriverlo come un 4-1-2-1-2.

Il fulcro di quella squadra fu Mark van Bommel, la cui presenza in mezzo al campo garantiva sia una protezione difensiva straordinaria, fungendo da vero ‘frangiflutti’, sia una regia impeccabile, superiore in questo ad Ambrosini.

La solidità fornita dall’olandese permetteva alle mezzali di avanzare con maggiore libertà, e nessuno ne beneficiò più di Antonio Nocerino.

L’ex Palermo si impose come un giocatore fondamentale per la sua capacità di coprire ampi spazi in fase difensiva e inserirsi con tempismo in attacco.

L’altra mezzala, teoricamente, doveva essere di maggiore qualità, con giocatori come Aquilani o Seedorf a offrire creatività e visione di gioco.

Tuttavia, a causa delle frequenti assenze, spesso quel ruolo venne ricoperto da Emanuelson. L’olandese, in crescita costante, dimostrò di non essere adatto a giocare come mezzala, con le sue migliori prestazioni che arrivarono da trequartista, dove poteva sfruttare la sua progressione palla al piede senza doversi preoccupare troppo dell’equilibrio della squadra.

Boateng, quando disponibile, fu invece il trequartista ideale per Allegri, grazie alla sua imprevedibilità e agli inserimenti rapidi.

Le mezzali larghe e offensive permisero al Milan di alleggerire il carico difensivo sui terzini, con giocatori come Abate e Antonini che vissero una delle loro migliori stagioni in fase difensiva.

In attacco, Allegri poté contare su un eccezionale Zlatan Ibrahimovic, sempre più regista offensivo e ‘libero’ che centravanti tradizionale.

Il suo rendimento migliorava in assenza di un tridente rigido, preferendo giocare con Cassano, con cui poteva inventare più liberamente, o Robinho, per la sua incessante capacità di movimento.

La possibilità di affiancare Ibra a una prima punta come Maxi López fu un’idea intrigante per Allegri.

Il ciclo vincente della Juventus di Allegri

Sotto la guida di Massimiliano Allegri, la Juventus visse un periodo d’oro caratterizzato da continui successi e una notevole capacità di adattamento tattico.

Nella stagione 2013/2014, Allegri prese il posto di Antonio Conte, ereditando un gruppo vincente ma con una forte identità legata al 3-5-2.

Tuttavia, l’ex allenatore del Milan iniziò lentamente a trasformare la squadra secondo le proprie idee. Dopo un inizio in cui mantenne il modulo di Conte, Allegri passò gradualmente al suo preferito 4-3-1-2, con una difesa a quattro e un rombo a centrocampo.

Questo schema lo aveva già utilizzato con successo a Cagliari e Milan, privilegiando trequartisti fisici, come Arturo Vidal, piuttosto che fantasisti puri.

In questa configurazione, la Juventus trovò la sua chiave per il successo, con Marchisio che guadagnò spazio da mezzala destra e l’acquisto di Pereyra che completava il reparto.

Al centro dell’attacco, la coppia Tevez-Llorente, fondamentale nella stagione dei 102 punti, si trasformò con l’arrivo di Álvaro Morata.

Il ciclo di Allegri proseguì con un’importante rivoluzione nel 2015/2016, quando la Juventus perse pezzi chiave come Pirlo, Tevez e Vidal.

Tuttavia, il mercato portò giocatori di grande qualità come Dybala, Mandzukic, Alex Sandro e Khedira. Questa stagione fu segnata da un inizio difficile, con la Juventus che si trovò addirittura undicesima a fine ottobre.

La svolta arrivò con la vittoria nel derby contro il Torino e una rimonta straordinaria, culminata con la vittoria del quinto scudetto consecutivo.

La difesa, composta dalla leggendaria BBC (Barzagli, Bonucci, Chiellini), visse il suo apice, con Buffon sempre protagonista.

Nel 2016/2017, Allegri introdusse il 4-2-3-1, un modulo offensivo che permetteva di schierare contemporaneamente giocatori come Dybala, Higuain, Mandzukic e Cuadrado.

Con l’acquisto di Cristiano Ronaldo nel 2018, Allegri dovette trovare un equilibrio per valorizzare il portoghese.

La soluzione fu spesso l’utilizzo di Mandzukic come spalla per Ronaldo, mentre Bernardeschi e Dybala venivano impiegati in vari ruoli offensivi.

Questo approccio consentì alla Juventus di continuare il suo dominio in Serie A, conquistando l’ottavo scudetto consecutivo nel 2019.

Nel 2021, Agnelli richiamò Allegri dopo l’esperimento fallito con Pirlo, ma la Juventus era cambiata.

Senza scudetto dopo nove anni e con Ronaldo ceduto al Manchester United, Allegri tentò di riproporre il suo gioco, ma senza i risultati sperati, nonostante l’arrivo di Vlahovic e, l’estate successiva, di Pogba, Di Maria e Bremer.

La squadra, pur con il monte ingaggi più alto d’Italia, non riusciva a dominare e terminò quarta nel 2021-22.

Nel 2022-23, tra risultati deludenti e l’inchiesta Prisma, Allegri affrontò una crisi societaria. Nel 2023-24, con l’arrivo di Giuntoli, Allegri vinse la Coppa Italia, ma lasciò nuovamente la panchina bianconera.

(Foto Instagram Allegri)

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