Lazio, come è cambiato il modo di giocare nelle ultime stagioni dei biancocelesti? Due allenatori a confronto: Sarri e Baroni.
Nel sistema di gioco di Sarri, Provedel è il titolare in porta, avendo superato la concorrenza di Maximiano la scorsa stagione.
Le sue abilità con i piedi sono fondamentali per le verticalizzazioni rasoterra verso le mezze ali, sfruttando lo spazio creato dal mediano che si allinea con i terzini in fase di costruzione.
In difesa, Casale e Romagnoli formano una coppia solida: Casale eccelle nella marcatura, mentre Romagnoli si distingue nell’impostazione.
Tra i terzini, Lazzari e Marusic sono i più utilizzati, con Pellegrini come unico sinistro naturale, ma raramente impiegato.
A centrocampo, Rovella stava guadagnando terreno su Cataldi nel ruolo di regista, mentre Guendouzi e Vecino si alternano come box-to-box.
Luis Alberto e Kamada, con un ruolo più tecnico, sono incaricati di gestire la manovra offensiva. Sulle fasce, Zaccagni e Felipe Anderson sono i titolari, con Pedro e Isaksen pronti a subentrare.
Nelle ultime gare, il nuovo acquisto argentino ha preso il posto di Immobile al centro dell’attacco.
In fase di possesso, la Lazio costruisce dal basso formando un rombo tra difensori centrali, portiere e mediano, con i terzini che si alzano per sviluppare l’azione.
Le mezzeali si rendono disponibili per facilitare il possesso e, soprattutto sulla destra, si cerca spesso il cross. L’azione offensiva si sviluppa lateralmente, con un buon utilizzo dei triangoli e il sostegno dei terzini. Vecino è l’uomo chiave negli inserimenti senza palla.
In fase difensiva, la Lazio esercita una pressione alta fin dalla prima costruzione avversaria, con il mediano che funge da schermo centrale.
Le ali si abbassano per creare un compatto 4-4-1-1, garantendo raddoppi sulle fasce. In transizione difensiva, la Lazio opta per una riaggressione rapida nella metà campo offensiva, mentre in fase offensiva, cerca di sfruttare la velocità delle ali e mantenere il possesso palla.
Il gioco di Baroni a confronto
Baroni, a confronto, ha avviato la stagione della Lazio con un 4-3-3 simile a quello di Sarri, ma ha rapidamente virato verso un 4-2-3-1, che si è rivelato il modulo principale. In fase di possesso, la squadra adotta un 3-1-4-2 o un 3-4-3, con uno dei mediani, solitamente Guendouzi, che si abbassa per aiutare nella costruzione, mentre Rovella resta a protezione della difesa.
I terzini avanzano per offrire soluzioni sulle fasce, lasciando più libertà ai trequartisti.
In fase di non possesso, la Lazio può disporre un 4-4-2 o addirittura un 4-2-4 per mettere pressione alta, cercando di limitare le verticalizzazioni avversarie e oscurare i passaggi centrali.
La costruzione del gioco parte dal basso, con Gila e Romagnoli che impostano e uno dei centrocampisti che si abbassa.
Le catene laterali, guidate da Nuno Tavares e Lazzari, sono fondamentali per sfondare sugli esterni, mentre Zaccagni e Dia cercano di creare superiorità numerica.
Dia è spesso chiamato a venire incontro per legare il gioco e facilitare l’avanzamento, con le triangolazioni e i cross che puntano Castellanos in area.
In fase difensiva, la Lazio tende a rimanere compatta, con i due centrali che possono spingersi in avanti per interrompere le azioni avversarie, ma con il rischio di lasciare spazi dietro.
La squadra cerca un recupero veloce in transizione negativa e, se necessario, usa falli tattici per evitare contropiedi pericolosi.