Anche la settima giornata si è conclusa, tra luci e ombre di un campionato che fa sempre discutere. Certezze e sorprese non mancano mai.
0 – “Step on foot”. Alla settima ancora problemi arbitrali
Parlare di episodi singoli richiederebbe troppo tempo, e comunque è argomento che stimola dibattito. Nessuno ha la verità in mano. Abbastanza oggettivo però è la questione di principio.
Il concetto di “step on foot” sembra indigesto a molti e non smette di sollevare polemiche.
Il problema è sempre lo stesso. I rigori assegnati sembrano sempre più generosi, alcuni al limite del ridicolo. Per contro però ci sono falli ben più netti che non vengono manco presi in considerazione per essere rivisti.
Il regolamento non sembra dare chiarezza, e il tifoso si sente confuso davanti a certi episodi.
Già la scorsa stagione questo fu un tema caotico. Ci si augura un cambio di fronte per il proseguo di questa annata.
1 – Genoa che non da segnali di ripresa
Per il grifone quella della settima giornata è forse la peggiore vista fin qui. I liguri affrontavano l’Atalanta a Bergamo, certo, ma cinque gol subiti sono decisamente troppi.
La squadra di Gilardino sembra svuotata e persa. Mentalmente avulso, il Geona si reca a Bergamo praticamente già sconfitto, sintomo che qualcosa si è rotto nella squadra.
E non parliamo semplicemente di tatticismi, ma anche di fiducia e di organizzazione della squadra.
Questa pausa delle nazionali deve essere usata saggiamente per provare a sistemare qualcosa, o il percorso del Genoa sembra già segnato.
2 – Venezia inadatto
Voto basso anche per il Venezia. Nei gialloneroverdi Oristanio e Pohjampalo, a intermittenza, sono gli unici fari di qualità e concretezza.
E’ proprio di Oristanio il gol segnato a inizio partita al Bentegodi contro i cugini dell’Hellas, ma a nulla è servito e i lagunari hanno subito un’altra sconfitta.
La poca solidità difensiva ha portato ancora una volta ad una rimonta come quella di Roma la settimana scorsa.
Le situazioni da calcio d’angolo vanno urgentemente riviste, e questa sconfitta contro una diretta concorrente per la zona salvezza peserà gravemente in futuro.
3 – Milan, ennesimo tonfo alla settima giornata
Dopo il derby e le partite di Venezia e Lecce, questo contro la Fiorentina era il match della conferma per i rossoneri.
Il bene che si poteva tirare fuori, a fatica, dalla partita di Leverkusen a nulla è servito. La squadra continua ad avere i soliti problemi organizzativi e di condotta da parte dei giocatori.
L’allenatore quando vince, e se vince, lo fa per inerzia. Ribadiamo infatti che la qualità dei giocatori tutto sommato è buona, cosi buona che i gol derivano da giocate personali e non da particolari schemi preparati in allenamento.
L’atteggiamento di alcuni singoli poi ancora è abbastanza controproducente, portando altri a fare un doppio sacrificio fisico e tattico.
Il Milan e Fonseca devono ancora capire chi sono, o forse sono semplicemente questo, ovvero una squadra costruita male che ogni tanto può avere qualche fiammata contro avversari di qualità inferiore.
Ma appena, come nel caso della Fiorentina, si scontrano con squadre di buon livello e tatticamente preparate il copione cambia.
4 – Juventus, alla settima si sgambetta da sola
Contro il Cagliari la Juventus spreca una buonissima occasione per consolidare la posizione in classifica.
La prestazione dei bianconeri è davvero negativa e il pareggio ottenuto coi sardi racconta più che altro di punti persi che non di punto guadagnato.
Nonostante il successo di Lipsia, che sicuramente non è un caso, la realtà è che la Juve ancora debba trovare un modo per trovare costanza e concretezza in campionato.
Il gioco in Italia richiede approcci diversi rispetto alla Champion’s League, e la mentalità di Motta, sicuramente apprezzabile, deve trovare un compromesso.
Certo l’infortunio di Bremer può aver pesato e sicuramente peserà. Ma non può essere una scusa dato che i presenti incidono in negativo. Vedasi Douglas Luiz che ha causato due rigori in due partite di seguito.
Anche la Juve dovrà lavorare su se stessa in queste settimane.
5 – Bologna affaticato
Il Bologna di Italiano gioca bene e porta i giocatori offensivi a concludere per trovare la via della rete.
Nel derby emiliano però questa rete non arriva e quindi i felsinei chiudono quest’altro turno con un deludente 0-0.
L’impressione è che i rossoblù sembrano faticare, e non poco, ad ingranare complice anche il doppio impegno al quale devono sicuramente ancora abituarsi.
I felsinei sembrano avere le carte in regola per un percorso dignitoso in entrambe le competizioni, anche nel loro caso però bisogna ancora trovare un equilibrio nella gestione della squadra.
6 – Dovbik, vero centravanti
La situazione della Roma è anch’essa figlia di determinate decisioni ed eventi. L’avvio a rilento è di conseguenza complice anche di un’impatto di Dovbik sul campionato ancora non eclatante.
Eppure, quando si fa vedere, l’ucraino da l’idea di essere un centravanti di quelli veri. Quelli in via d’estinzione nel calcio di possesso e palleggio.
Il giocatore è forte fisicamente, sente la palla dentro l’area e sa concludere.
Il gol dei giallorossi è quasi tutto opera sua, figlio dello sfoggio di tutte le caratteristiche citate.
L’attaccante è sicuramente un gran colpo della dirigenza romanista. Ora sta a Juric trovare il modo definitivo per enfatizzare le potenzialità del suo centravanti.
7 – Conte, alla settima ancora ben saldo in vetta
Il Napoli continua a dare ottime risposte, apparendo la squadra più in forma ed in crescita, con i nuovi che si stanno gradualmente inserendo sempre meglio.
Nelle ultime sette partite ufficiali infatti gli azzurri hanno segnato 19 reti e ne hanno subite appena due.
Numeri roboanti che però vanno contestualizzati.
Gli uomini di Conte, aldilà del successo di Coppa contro il Palermo, hanno battuto Bologna, Parma, Cagliari, Monza e Como.
Avversarie ostiche, certo, contro cui vincere può non essere scontato scontato, ma che comunque partono sempre sfavorite contro squadre come il Napoli.
Il Napoli è difficile ancora identificarlo come netta pretendente per lo scudetto. Bisogna attendere la fine di Ottobre per avere idee un po’ più chiare, perché in quel frangente inizierà una sfilza interminabile di scontri diretti.
Al momento l’unico incrocio con una big è stato un comunque soddisfacente 0-0 contro la Juventus.
8 – De Gea
Eroe di Firenze. Insuperabile sui rigori battuti da Theo Hernandez e Abraham.
Oltre ai due miracoli dal dischetto, c’è anche da sottolineare un altro intervento prodigioso su Chukwueze.
Si deve arrendere solo alla perla di Pulisic, ma i tre punti per la Fiorentina alla fine arrivano e il merito, oltre alla prestazione di squadra, è in gran parte suo.
9 – Le triplette di Thuram e Retegui
Sembrano andare a braccetto in questo inizio di campionato i bomber nerazzurri.
Sette gol ciascuno in totale e tripletta realizzata da entrambi nell’ultimo turno.
Il francese sta ricalcando ciò che fece Lautaro nell’incontenibile inizio di stagione scorsa, mentre il centravanti azzurro ha già totalizzato lo stesso numero di reti messe a segno nell’intera passata Serie A.
Sono diversi fisicamente, tecnicamente e tatticamente, ma hanno il gol nel sangue, oltre a una spiccata capacità di giocare a calcio.
Ad accomunarli inoltre, ed è più un caso questo, c’è da considerare come entrambe le rispettive squadre abbiano mostrato delle difficoltà in queste prime settimane, soprattutto a livello di equilibrio.
Con loro due lì davanti c’è l’assoluta possibilità di far male a chiunque, a prescindere dalle situazioni particolari che si palesano di volta in volta.
10 – Pedro vero campione
Aggettivi come “fuoriclasse”, “campione” e “fenomeno” vengono troppe volte utilizzati erroneamente per i calciatori del nostro campionato.
In Serie A esistono ormai da un decennio al massimo buoni o ottimi giocatori e talvolta anche potenziali campioni. Ma solo potenziali.
Di campioni, quelli veri, al momento non ve ne sono in nessuna squadra, eccezion fatta per la Lazio.
Pedro non è più chiaramente il campione che vinse tutto da assoluto protagonista con il Barcellona di Guardiola, né quello che si confermò in Premier League sollevando altri trofei con il Chelsea.
Tantomeno è quello che conquistò Europeo e Mondiale con la Spagna di Del Bosque.
Pedro è un campione sul viale del tramonto, ma assolutamente ed inequivocabilmente ancora meritevole di quell’appellativo.
Lo dimostrano la professionalità e l’impegno che non sono comuni per un calciatore di trentasette anni.
Non sono comuni nemmeno i colpi che continua a sfornare, incluso quello decisivo contro l’Empoli, arrivato dopo la perla messa invece a segno contro il Nizza.
Dinnanzi a figure del genere ci si può solo inchinarsi, togliersi il cappello e ringraziare per cotanta bellezza.
Foto Instagram: @_pedro17_
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