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Retegui-Argentina, è guerra: “Gioca per chi ha quattro stelle sul petto”

Retegui fa discutere in Argentina

Retegui sr. e le sue dichiarazioni, rilasciate dopo l’intervista alla Gazzetta del figlio, fanno discutere non poco in Argentina.

La scelta di una nazionalità da parte di uno sportivo è un argomento che fa sempre discutere, di qualunque paese egli sia.

E’ stato così per Mauro Camoranesi nel 2003, quando il giocatore nato a Tandil nel 1976 decise di scegliere la maglia azzurra al posto di quella albiceleste.

Non è stato diverso nemmeno per Paolo Banchero, sebbene si trattasse di un altro sport. La stella degli Orlando Magic, infatti, pur non avendo mai messo piede in Italia prima del 2023, per anni aveva promesso alla FIP che sarebbe diventato un nuovo giocatore azzurro. Alla fine, invece, il fascino di Team USA ha avuto la meglio, provocando un uragano di polemiche tra gli appassionati di basket.

Di conseguenza, nemmeno la decisione di Mateo Retegui, nato nel 1999 a San Fernando, in provincia di Buenos Aires, di giocare con il tricolore sul petto poteva passare inosservata.

Retegui e la sua nuova storia italiana

Quando Roberto Mancini, reduce da un favoloso Europeo vinto e da una deprimente esclusione dal Mondiale 2022, nel Marzo 2023 in vista di due partite importanti delle Qualificazioni Europee, decide di chiamare Mateo, l’opinione pubblica pensa che sia impazzito.

Se una scelta come quella di Conte nel 2016, ossia di chiamare uno sconosciuto come Pellè, era stata giudicata molto strampalata, quella dell’ex numero 10 della “Samp d’oro” viene criticata ancora di più, in quanto Retegui non è solo un oggetto non identificato, ma è anche un argentino.

Le critiche piovono, quindi, addosso al ct e al ragazzo, che non sembra però farci molto caso. Schierato da titolare sia con l’Inghilterra che con Malta, il figlio di Carlos risponde benissimo, siglando due reti e mostrando una grande aggressività, unita ad un ottimo fiuto del gol.

L’opinione pubblica, quindi, cambia pensiero su di lui, che sembra veramente convinto della sua scelta ed appare, per come gioca in campo, un vero lottatore, un gladiatore che lascia sul prato anche il sangue prima di arrendersi.

Notando queste sue qualità, il Genoa decide, nell’estate 2023, di acquistarlo dal Tigre per quindici milioni di euro, affidandogli la titolarità come centravanti.

La stagione, al netto di numerosi infortuni che la pregiudicano un po’, è buona, con nove reti in trentuno presenze tra campionato e Coppa Italia.

Le caratteristiche che colpiscono del ragazzo sono indubbiamente la sua cattiveria agonistica e il suo spirito di sacrificio nei confronti della squadra, di cui appare uno dei leader dello spogliatoio.

Apprezzando queste doti, Luciano Spalletti ha deciso di convocarlo, a mio avviso giustamente, per l’Europeo che si sta svolgendo, confidando di poter contare su un giocatore che, anche se a partita in corso, può dare un grande aiuto alla Nazionale.

L’intervista alla Gazzetta

Retegui, in questa stagione, si è guadagnato l’apprezzamento e la simpatia della maggior parte degli italiani, che non hanno storto il naso quando il ct di Certaldo lo ha chiamato per volare in Germania.

Tutto stava filando liscio, fino a quando il ragazzo non ha deciso di concedersi alla Gazzetta dello Sport per un’intervista pre-Europeo, rintracciabile anche su YouTube.

In questa chiacchierata, il centravanti del Genoa, che è conteso da molte squadre di A, ha ribadito il suo amore per l’Italia e per Genova, confermando la sua scelta di giocare per gli Azzurri.

Alla domanda, però, nella quale gli è stato chiesto cosa avrebbe risposto ad una convocazione di Scaloni antecedente a quella del Mancio, Retegui è apparso un po’ in difficoltà e, con un sorriso simpatico, ha lasciato intendere che probabilmente non avrebbe detto di no all’Albiceleste.

A parere mio, ciò non avrebbe rappresentato un grosso problema, visto che Mateo è stato molto onesto nel farlo capire al giornalista, anzi per certi versi è anche un punto a suo favore. Indubbiamente non può essere tacciato di “prostituzione intellettuale“, come avrebbe detto un certo allenatore di Setùbal.

Insomma, nonostante l’ammissione, il ragazzo ha fatto una bella figura davanti agli italiani, lanciandosi anche in una sua versione de “l’Inno di Mameli“, dimostrando di saper parlare un buon italiano e di tenerci ad integrarsi in Italia.

La stoccata di Retegui sr.

Nonostante, dunque, un’intervista tranquilla e simpatica, che non aveva scatenato alcun tipo di polemica, Carlos Retegui, il padre di Mateo, si è sentito in dovere di difendere il figlio, o meglio di tirare una frecciata alla nazionale argentina.

In una dichiarazione rilasciata qualche giorno dopo, infatti, l’ex hockeista su prato ha spiegato come sia contento per Mateo in quanto “unico argentino a giocare con quattro stelle sul petto”, rivendicando il maggior numero di Mondiali vinti dall’Italia.

Non è stata una grande mossa, per niente. In Argentina, infatti, il polverone di polemiche ha iniziato ad alzarsi, infuocato da una frase poco felice ed evitabile.

Anche qui da noi, però, la sortita di Carlos non ha suscitato un’impressione positiva, visto che ha dato alla scelta del figlio una connotazione abbastanza diversa da quella presentata fin dall’inizio.

La frase di Retegui sr. appare come una vendetta per un torto subito, ossia la mancata convocazione del figlio da parte di Scaloni nell’Albiceleste, nonostante il titolo di capocannoniere del campionato argentino.

In questo modo, quindi, la decisione del centravanti del Genoa di scegliere la nazionalità azzurra cambia spiegazione, perdendo il fascino che l’aveva accompagnata sin da quel Marzo 2023.

La domanda che tutti si pongono

Alla fine di tutto questo lungo discorso, la domanda che il lettore medio si starà ponendo è la seguente: “Ma quindi Retegui è da considerarsi italiano?”.

Personalmente io ritengo di .

Un ragazzo, in questo caso un calciatore, che si batte con la grinta che ha Mateo e cerca di integrarsi così velocemente in una cultura che non conosceva prima, per me è meritevole di essere considerato italiano.

Non sono così ingenuo, e me lo ha confermato lo stesso Retegui nell’intervista, da pensare che se fosse arrivata la chiamata dell’Argentina il centravanti l’avrebbe rifiutata, ma al tempo stesso ritengo che questo giocatore abbia dimostrato una passione e un attaccamento alla sua nuova maglia veramente notevoli. Per me basta e avanza.

Al tempo stesso, ritengo che la dichiarazione di suo padre sia abbastanza inutile e dannosa per il ragazzo stesso, il quale non mi sembra abbia bisogno di prendersi nessuna vendetta o rivincita. Non c’era veramente bisogno di dire quella frase.

Detto questo, non vedo l’ora di vedere il diciannove di Retegui correre su uno dei prati della Germania, magari anche domani a Gelsenkirchen. Forza Mateo!

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