Come funziona il cartellino rosso in Serie A? La regola è uguale rispetto al passato o è cambiata? In cosa è cambiata?
Quando gli arbitri decidono di estrarre il cartellino rosso in Serie A? Cos’è un grave fallo di gioco? Cosa cambia rispetto al passato?
Sono tutte domande in cui nell’articolo di oggi proveremo a dare una risposta oggettiva, anche se l’arbitraggio non è oggettivo, in modo tale che tutti possano capire quando è il momento giusto di estrarre il cartellino rosso.
Quest’anno qualcosa è cambiato rispetto all’anno scorso soprattutto per quanto riguarda i rossi in area per fallo di mano, scopriamo tutti i casi.
Serie A, quando è necessario il rosso
È ovviamente futile dire che il cartellino rosso serve ad allontanare il giocatore dal rettangolo di gioco e dagli ambienti limitrofi e che poi il giudice sportivo sulla base di quanto scritto dall’arbitro deciderà la pena da far scontare al giocatore.
Il rosso è estratto ovviamente quando un calciatore riceve due cartellini gialli, in quel caso partita finita ed in automatico una partita di squalifica.
Ora veniamo ai casi più importanti, come quello di Dogso, ma cos’è e cosa significa? Perché è sempre rosso?
Cos’è il Dogso
Dogso è l’acronimo di “Deny an Obvious Goal Scoring Opportunity”, ossia per i non anglofoni: “negare un’evidente opportunità di segnare una rete”.
In caso in cui si neghi un evidente opportunità di segnare una rete allora scatta l’automatica espulsione proprio in virtù di quanto scritto nel regolamento del Giuoco del Calcio.
Ma come si fa a stabilire quando è Dogso? Beh, la l’ AIA ci ha fornito dei parametri fiscali da seguire, nel caso in cui tutti siano rispettati, allora si procede con l’espulsione.
I parametri sono quattro: la posizione ed il numero dei difendenti, la distanza dalla porta, la direzione generale dell’azione, se il pallone è a distanza di gioco.
Per spiegarli in breve, se i difendenti non ci sono o se ci sono ma non possono intervenire sull’azione, allora questo parametro è rispettato.
La distanza dalla porta anche è fondamentale così come la direzione generale dell’azione( se è un contropiede, azione statica e così via).
Invece il pallone a distanza di gioco è un concetto molto più complesso che l’arbitro per valutare correttamente necessita di “football understanding”, ossia di conoscenza calcistica.
L’arbitro in pochi attimi deve valutare se nel momento in cui è stata commessa l’infrazione, l’attaccante poteva continuare l’azione portando avanti il pallone o se invece senza fallo qualcuno poteva ostacolarlo.
Nel caso in cui ci siano tutti questi parametri, da valutare in pochi secondi, l’arbitro estrae il cartellino rosso per Dogso.
Se invece avviene in area di rigore c’è un’ulteriore distinzione: Dogso genuino e Dogso non genuino. Nel caso in cui un fallo da Dogso avvenga in area con l’intenzione da parte del difendente di giocare chiaramente il pallone, allora il Dogso viene considerato genuino ed è “solo” giallo, viceversa il Dogso è non genuino e viene espulso il colpevole dell’infrazione.
Gli altri casi da rosso
L’arbitro estrae il rosso anche in caso di condotta violenta( insulti, parolacce, comportamenti non sportivi riferiti ai ufficiali di gara, eccetera), come per i giocatori che non mostrano rispetto verso i tifosi avversari con gesti e parole pesanti.
Infine anche per grave fallo di gioco, ossia nei casi in cui chi compie il fallo mente a repentaglio l’incolumità dell’avversario e qui i casi diventano migliaia.
C’è da considerare se gioca o meno il pallone, se ritrae la gamba o se la prolunga, se compie un secondo movimento dopo il tocco del pallone, se con un piede tocca il pallone e con l’altro commette il fallo ( quest’ultimo gravissimo).
In generale in questo caso le entrate sopra la caviglia sono quasi sempre punibili con un rosso, anche se le casistiche sono migliaia e una settimana intera non basterebbe per descriverle tutte.
