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Gatti, dai cantieri alla fascia da capitano: la storia del numero 4

Gatti, la sua storia.

L’ascesa nel mondo del calcio, ma in generale nella vita, di Federico Gatti, divenuto, dopo tanto lavoro, capitano della Juventus.

Ogni stagione di calcio, ma anche ogni singola partita che si gioca all’interno di essa, racchiude in sé un migliaio di storie, appartenenti a ciascun giocatore che ne fa parte.

E’ anche questa la grande bellezza del calcio, il quale, al pari di ogni altro sport, fa innamorare i tifosi grazie a ciò che sono i propri protagonisti, a cosa c’è stato nelle loro vita prima di giungere alla ribalta.

Esistono, ovviamente, background di ogni tipo: dall’infanzia difficile senza genitori, a quella apparentemente stroncata da un brutto infortunio, ma c’è anche quella più tranquilla, vissuta fra gli agi e al riparo all’interno del proprio focolare domestico.

Insomma, se si ha intenzione di raccontare delle storie riguardo al mondo dello sport, ciò è abbastanza semplice, visto che basta semplicemente andare a sfogliare le biografie di ogni singolo calciatore, sicuri che ognuna di essa contenga dei particolari meritevoli di essere raccontati.

Come in ogni ambito della vita, però, ci sono racconti più interessanti ed emozionanti di altri, che permettono al lettore e, in generale, al tifoso, di affezionarsi maggiormente ad uno sportivo.

Ecco, la storia del nuovo capitano dell’ambiziosa Juve di Thiago Motta è una di quelle che, sicuramente, colpiscono di più chi la ascolta.

D’altronde, il protagonista di questo racconto è uno che, paradossalmente rispetto al passato della società in cui milita, dalla vita non si sarebbe dovuto aspettare gloria e grandezza e, proprio per questo, affronta la sua esistenza con estrema umiltà, senza paura di sporcarsi le mani.

Chi pensa che la fascia di capitano gli sia caduta sul braccio per un sollazzo del Fato, scoprirà di sbagliarsi di grosso.

La storia di Federico Gatti

La lunga rincorsa di Federico Gatti inizia il 24 giugno del 1998, quando, a Rivoli, nella provincia torinese, viene alla luce dal ventre di sua mamma, proprio mentre si stanno giocando i mondiali di calcio.

Questo sport, a cui è molto affezionato anche il padre, segna fin da piccolo il bambino, che decide di iniziare a praticarlo nella società limitrofa del Chieri, ad appena sei anni.

Nonostante la giovane età, il Torino si accorge già di lui, decidendo di investirci e di portarlo nel suo vivaio, schierandolo come centrocampista offensivo.

Federico, che non sa che fra qualche anno diventerà il difensore centrale della Vecchia Signora, sposa la causa granata fino al 2012, prima di trasferirsi nelle giovanili dell’Alessandria.

Dopoché anche questa esperienza non sembra andare a buon fine, il ragazzo decide di iniziare a giocare fra i senior, ma scendendo ampiamente di categoria, approdando al Pavarolo in Promozione.

In quegli anni, che trascorrerà anche anche a Saluzzo e a Verbania, si consuma l’esperienza che segnerà la vita di Gatti e che, successivamente, lo porterà sotto la luce dei riflettori.

Accade, infatti, che, poiché suo padre si ritrova disoccupato, Federico decide di iniziare a lavorare, trovando impiego ai mercati generali e poi come muratore e serramentista, relegando gli allenamenti alla sera.

Grazie a questo sacrificio, fatto per aiutare la propria famiglia, il calciatore conosce valori che gli torneranno utili anche in campo, quali la fratellanza con i colleghi, l’umiltà e lo spirito laborioso con il quale svolge le sue mansioni.

Nonostante la stanchezza che gli procura il lavoro, Federico non salta mai un allenamento serale, impegnandosi per realizzare il suo sogno, che rimane ancora quello di diventare un calciatore professionista.

Dopo anni di allenamenti incessanti e sacrifici pesanti da sobbarcarsi, il piccolo sogno diventa una grande realtà.

La realizzazione del sogno

Dopo le ottime stagioni nelle serie minori piemontesi, la Pro Patria decide di investire su di lui centomila euro, confidando nelle qualità messe in mostra in precedenza.

L’annata in C è molto buona e, al momento di costruire la rosa per la Serie B, il Frosinone di Fabio Grosso sceglie proprio Federico, cambiandogli, però, ruolo, portandolo a diventare il roccioso centrale difensivo che è oggi.

E’ in Ciociaria che avviene la svolta: Gatti diventa uno dei migliori centrali della categoria, convincendo la Juventus ad acquistarlo in anticipo a gennaio, superando di pochissimo la concorrenza del Torino, il quale sperava di riavere Federico, il ragazzo che aveva scaricato tempo prima durante le giovanili.

Al termine della stagione 2021-22, dunque, Fede ritorna in Piemonte, dove, alla corte di Max Allegri, seguendo i dettami del proprio tecnico e allenandosi con compagni fortissimi, inizia a migliorare repentinamente, conquistando sempre più minutaggio.

Durante l’annata 23-24, però, dopo un’ascesa continua, arriva la definitiva consacrazione.

Gatti si mette in mostra come uno dei difensori più tosti e grintosi di tutto il campionato, evidenziando anche una spiccata propensione in zona gol, che lo rende, a sorpresa, uno dei goleador della Juve della scorsa stagione.

Il rendimento è così buono che, addirittura, Spalletti lo convoca con l’ultimo slot disponibile per Euro 2024, durante la quale non metterà mai piede in campo, ma affronterà un’esperienza impensabile fino a qualche anno prima.

La vita, dopo anni duri, pieni di sacrifici, inizia a sorridere a Gatti, il quale, però, non si aspetta cosa ha ancora in serbo per lui il destino.

Capitano, mio capitano

Quando viene ufficializzato Thiago Motta, ad inizio estate, Federico, insieme ai suoi compagni, teme di non rientrare nei progetti del nuovo tecnico, il quale ha in mente un massiccio rinnovamento da adoperare per rendere la Juve una squadra migliore.

Come se non bastasse, l’atteggiamento dell’italo-brasiliano è subito molto deciso, come si evince dall’immediata diffusione di una lista di calciatori non utili, secondo lui, ai bianconeri.

Il nome di Gatti non figura in questo elenco, ma il messaggio è chiaro: nessuno è al sicuro e, di conseguenza, la permanenza, per non parlare della titolarità, va guadagnata sul campo, allenamento dopo allenamento.

Approcciandosi, dunque, con la sua proverbiale umiltà e il suo spirito di sacrificio, senza mai risparmiarsi durante le prime sedute estive alla Continassa, Federico cerca di blindare il suo ruolo alla Juventus, sperando di continuare ad essere il centrale difensivo titolare insieme a Bremer.

Thiago, dopo il primo mese di reciproca conoscenza, non solo lo schiera senza molti dubbi di nuovo titolare, ma gli affida anche la fascia di capitano, quella che, in passato è appartenuta a mostri sacri del calibro di Buffon o Del Piero.

Gatti, però, non è appesantito dalla responsabilità, ma, anzi, ne trae ulteriore forza, che mette in mostra nelle prime uscite di questo campionato, tenendo a bada i centravanti di Como, Verona e, soprattutto, Roma, annullando il nuovo acquisto Dovbyk.

Insomma, un’investitura azzeccatissima da Thiago, al quale, come dichiarato in passato, piacciono da morire questo tipo di calciatori, ossia quelli che non hanno paura di regalare alla propria squadra una corsa o una scivolata in più.

Gatti è questo, un compagno leale e fidato, che conosce il valore dei sacrifici e non ha paura a donarne agli altri, tentando di aiutarli: la fascia di capitano bianconera è in buonissime mani.

Foto: instagram personale Federico Gatti

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