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Serie A 2024-25: la guida con tutto quello che c’è da sapere

Serie A, la guida

A meno di dieci giorni al via della Serie A, prendiamo in esame le squadre del campionato, analizzandone i punti di forza e di debolezza.

Dopo un’attesa durata relativamente poco rispetto agli altri anni, dovuta alla presenza degli Europei e della Coppa America fino a metà Luglio, il calcio sta per ripartire in tutta Europa.

La Serie A, insieme alla Liga, alla Ligue 1 e alla Premier League, sarà il primo campionato del Vecchio Continente a riaprire i battenti, dando inizio ad una stagione che si presenta incerta e tutta da scoprire.

Nonostante il dominio interista dello scorso anno, infatti, le varie contender si sono tutte rinforzate grazie al calciomercato, aggiungendo del pepe alla corsa per lo scudetto.

Nei paragrafi successivi, dunque, andremo ad analizzare tutte e venti le squadre del nostro campionato, cercando di presentarvele nella maniera più corretta possibile, analizzando i pregi e i difetti di ogni società.

Come direbbe qualcuno, here we go!

Atalanta, si può puntare allo scudetto?

La fresca vincitrice dell’Europa League è, come al solito, una delle squadre più intriganti di tutta la competizione, giovane e frizzante.

Dopo anni di ottimi piazzamenti e grandi prestazioni, anche in Europa, la compagine bergamasca punta a riconfermarsi fra le migliori d’Italia, ricentrando la qualificazione in Champions.

E’ lecito, però, pensare che l’Atalanta possa aspirare a qualcosa di più, ossia a vincere il primo scudetto della sua storia, scrivendo una pagina bellissima del nostro calcio.

Le premesse ci sono tutte: i calciatori più importanti sono rimasti, ne sono arrivati di nuovi molto promettenti e l’allenatore è sempre lo stesso, l’uomo che ha stravolto l’Atalanta dal suo arrivo nel 2016.

Sì, perché quello che abbiamo potuto ammirare in questi anni non sarebbe mai potuto accadere senza lo zampino magico di Gian Piero Gasperini, il creatore del modo di giocare della Dea, ormai riconosciuto e apprezzato in tutto il mondo.

Sta a lui, quindi, tentare di rendersi ancora più pericoloso degli altri anni, compattando il gruppo e sfruttando le qualità di ciascuno dei componenti.

Il grande pregio dei nerazzurri, infatti, è proprio quello di disporre di una panchina lunghissima, formata da giocatori tutti in grado di apportare qualità e aiuto in caso di bisogno.

I vari Pasalic’, Touré o Bakker sono tutte riserve in grado di cambiare le partite con il loro ingresso in campo, scombinando i piani delle varie avversarie.

Il gruppo, dunque, sembra pronto per la grande cavalcata, ma gli infortuni di Scamacca e Scalvini sono due tegole veramente pesanti, difficili da digerire.

Starà, di conseguenza, alla bravura del Gasp riuscire a trovare i rimpiazzi giusti per i due nazionali italiani, che mancheranno sicuramente per tutta la stagione.

Bologna, sarà ancora la sorpresa della Serie A?

La stagione appena passata, per il Bologna, è stata sicuramente una delle più belle e memorabili, condita dal ritorno nella massima competizione europea dopo anni di assenza.

La compagine di Thiago Motta e il calcio che ha prodotto sono state un taglio della tela alla Lucio Fontana, capaci di far dimenticare stagioni anonime e di riempire nuovamente il Dall’Ara.

Come era lecito aspettarsi, però, riuscire a mantenere la stessa rosa anche per la stagione che sta arrivando era un’impresa al limite dell’impossibile, difficilissima da portare a termine.

Di conseguenza, gli addii di Motta, Zirkzee e Calafiori hanno fatto male fino ad un certo punto, sapendo che trattenerli sarebbe stato complicatissimo dopo un’annata come quella conclusasi a Maggio.

Sartori, però, non è rimasto con le mani in mano e si è immediatamente attivato per compiere un calciomercato che permetta al suo Bologna di ripetere una grande Serie A.

In panchina, come successore dell’italo-brasiliano, è stato scelto Vincenzo Italiano, in continuità con le idee di calcio offensivo promosse dal suo predecessore.

In attacco, invece, al posto dello olandese volato a Manchester, è arrivato Thijs Dallinga, punta di belle speranze, oltreché la giovane seconda punta Nicolò Cambiaghi, gioiello delle giovanili atalantine.

E’ indubbio, quindi, che i rossoblù si siano mossi sul mercato, capendo che era impossibile provare a ripetere l’ottimo campionato solamente vendendo i propri calciatori, ma è altrettanto evidente come sia molto difficile riuscire a riconfermare il piazzamento Champions con una squadra inferiore alle rivali.

Va anche considerato che la compagine di Italiano dovrà affrontare il doppio, se non triplo, impegno, impiegando delle energie che potrebbero scarseggiare nelle partite di campionato.

Un’annata molto incerta, dunque, aspetta i bolognesi, i quali proveranno di sicuro a ripetere il miracolo della scorsa stagione.

Cagliari, l’obiettivo è la permanenza in Serie A

Se i sardi militano ancora nella massima categoria italiana, lo si deve all’uomo venuto da Testaccio, capace di conquistare il mondo con il suo Leicester nel 2016 e che si è ritirato al termine della scorsa stagione.

La cavalcata compiuta dal Cagliari, infatti, sarebbe stata irrealizzabile se i calciatori non fossero stati guidati dallo straordinario padre di famiglia, ma anche generale, che è stato Claudio Ranieri, un uomo capace di farsi voler bene da tutti per la sua schiettezza e semplicità.

Archiviata l’esperienza con il romano, però, i rossoblù devono trovare il modo di ovviare alla manifesta inferiorità di rosa di cui dispongono rispetto alle avversarie per la salvezza, che appaiono più attrezzate per rimanere in Serie A.

Il mercato non è stato molto attivo e, ad oggi, Davide Nicola ha fra le mani una compagine che deve puntare sulla “tigna” e sullo spirito di squadra per portare a termine l’impresa.

Onestamente, basarsi solamente sul fattore emotivo è un po’ poco per riuscire ad agguantare un obiettivo complicato come quello della salvezza, che, negli ultimi anni, è stata più battagliata dello scudetto.

Servirà, quindi, un’altra grande stagione, ma, se si vuole essere onesti, un altro enorme miracolo per rivedere il Cagliari in Serie A anche nel 2025-26.

Come ci ha dimostrato la scorsa stagione, però, mai dire mai.

Como, in A per continuare a stupire

Da quando i fratelli Hartono hanno acquisito la società, nel lontano 2019, le ambizioni dei lariani sono sempre state maggiori rispetto al passato.

L’obiettivo inseguito nelle ultime stagioni è sempre stato quello di approdare in Serie A e, per raggiungerlo, i proprietari non hanno avuto paura di mettere mano al portafoglio, investendo su calciatori fino a quel momento irraggiungibili per un club come il Como.

Dopo Fabregas, acquisto incredibile che fece molto scalpore, nella scorsa stagione sono arrivati Strefezza e Verdi, due che in Serie A hanno saputo dire egregiamente la loro.

Il mercato estivo, però, ha riservato altri colpi inaspettati e importanti, che permettono ai biancoblù di sognare, alla prima stagione addirittura la metà della classifica.

Se già il Gallo Belotti, infatti, era un colpo molto importante negli equilibri nella squadra allenata da Cesc, gli arrivi di giocatori dalla grande esperienza come Reina o Varane sono delle assolute ciliegine, testimoni della grande capacità attrattiva di cui i lariani dispongono.

Il ds Ludi, però non ha certo finito il proprio mercato e intende mettere la mani su altri calciatori in grado di aiutare il Como a centrare gli obiettivi prefissati dagli ambiziosi proprietari, candidandosi ad essere una sorpresa della prossima Serie A.

Il rischio, come successo due anni fa al Monza, è che il Como sia sommerso di aspettative troppo alte che, almeno nella fase iniziale, la rosa fatichi a reggere adeguatamente.

La collezione di veterani, poi, non aiuta certo a iniziare un progetto duraturo, atto a continuare nei prossimi anni.

Sono problemi questi, però, a cui il Como vorrà pensare fra qualche anno, dopo essersi goduto questa ritrovata esperienza in A, la quale mancava ormai da tanto tempo.

Empoli, la salvezza è più tosta che mai

Ci eravamo lasciati con quell’Empoli-Roma, quella festa-salvezza pazza ed improvvisata, con la notizia della permanenza in A arrivata dopo una partita lunghissima, conclusasi nei minuti di recupero, sempre con lo sguardo anche al risultato di Frosinone.

Insomma, la salvezza dell’Empoli è stata quanto di più rocambolesco ci si potesse aspettare. Un giro sulle montagne russe, fatto di continue giravolte e cambi di direzione improvvisi, avvenuti senza alcun avvertimento.

Come nel caso del Cagliari, quindi, è facile definire il risultato conquistato dai toscani con la parola “miracolo”, in quanto nessuno sperava più nella permanenza in Serie A ad un certo punto del campionato.

Sempre per lo stesso motivo dei sardi, però, compiere un’altra volta nell’impresa senza essere riusciti a rinforzarsi sul mercato diventa molto complicato.

Se si guarda bene, infatti, oltre al colpo di Colombo, prelevato dal Milan in prestito, il calciomercato empolese è stato abbastanza immobilista, fermo a guardare le altre squadre agire.

La salvezza, di conseguenza, non può che essere un obiettivo difficile, considerando anche l’addio di Nicola, reduce, sulla panchina dei toscani, dall’ennesima salvezza insperata acciuffata per i capelli.

Staremo a vedere, ma ciò che è certo è che occorreranno delle grandi prestazioni all’Empoli per centrare la permanenza in A anche quest’anno.

Fiorentina, rivoluzione o continuità?

La premessa della scorsa stagione, ad Agosto del 2023, era quella di riuscire a sfatare i tabù che avevano caratterizzato quella precedente, macchiando indelebilmente l’ottima annata compiuta dalla seconda versione della Viola di Vincenzo Italiano.

Purtroppo, il 2023-24 non è riuscito a compiere questa impresa, impantanandosi in semifinale di Coppa Italia a Bergamo, dopo un’ottima andata a Firenze, e fallendo nella conquista della Conference ad Atene, contro l’inferiore Olympiakos.

Nonostante sia sbagliato giudicare negativamente i tre anni di Italiano sulla panchina toscana, il suo addio, nonostante fosse vociferato da vari mesi, è sembrato una conseguenza naturale dell’ennesima sconfitta in finale, la terza in due anni.

Il tecnico siciliano ha lasciato in eredità a Raffaele Palladino una buona squadra, con dei principi di calcio offensivo ben radicati, più capace di divertire che di vincere.

L’ex tecnico del Monza, dunque, ha davanti a sé due strade.

Può, infatti, o rivoluzionare la squadra che gli ha lasciato in eredità il collega o, essendo anche lui un promotore del gioco offensivo, continuare sul solco tracciato da Vincenzo.

L’opinione, dopo le prime uscite, è che il napoletano abbia deciso di continuare sulla scia degli ultimi tre anni, proponendo un modulo relativamente simile a quello usato in precedenza e confermando molti dei giocatori già in forza alla Fiorentina.

Il mercato, poi, ha portato dei buoni innesti come Kean e Colpani, due giocatori che possono aiutare i toscani a puntare alla qualificazione ad una coppa europea più importante.

Rimane, certo, da sciogliere il nodo Nico Gonzalez, che sembra il prescelto dalla Juve per sostituire Federico Chiesa, ormai fuori squadra e pronto a lasciare Torino.

Starà alla Viola scegliere se accettare i soldi bianconeri (come da abitudine nella sua storia) o resistere e trattenere la propria stella in riva all’Arno, sperando che questa sia l’annata della definitiva consacrazione.

Genoa, stupire la Serie A è ancora possibile?

Una delle note più liete dello scorso campionato, giunti alla trentottesima giornata, è stato sicuramente il Grifone di Alberto Gilardino, ritornato in Serie A dopo un’annata di purgatorio in B.

I rossoblù hanno disputato una splendida stagione, puntando sui calciatori giusti e mettendone in mostra le qualità.

A Genova, qualcuno starà pensando: “Ancio troppo…”.

Il pensiero non è sicuramente errato, visto che i calciatori messisi in evidenza nella scorsa annata stanno tutti rischiando di andare via dalla città della Lanterna, per approdare in porti più ricchi e ambiziosi.

Il primo a partire è stato Mateo Retegui, reputato il degno sostituto di Scamacca dall’Atalanta, ma il giocatore più cercato in assoluto dall’inizio del mercato è stato sicuramente Albert Gudmundsson.

L’islandese, il quale ha stupito tutti gli addetti ai lavori durante l’ultima annata, è stato a lungo l’obiettivo dell’Inter campione d’Italia, prima di diventare il target della nuova Fiorentina di Palladino, che intende acquistarlo per completare una trequarti di assoluto livello.

Beppe Marotta, però, ha scelto comunque di venire a fare acquisti a Genova, ottenendo il portiere Martinez, utile per fare da riserva a Sommer durante questa stagione, prima di, chissà, diventare il titolare dei nerazzurri.

Insomma, la squadra di Gila rischia di essere smembrata in toto, rovinando l’ottimo gruppo che si era venuto a creare, incantando tutto il popolo genoano.

Considerando che, a questo punto, sarà difficile trattenere l’islandese, il lavoro che aspetta Alberto è di quelli molto complicati, visto che ripartire senza tutte queste certezze sarà indubbiamente difficile.

Grande fiducia, però, nell’ex campione del mondo, il quale, nelle stagioni alla guida del Grifone, ha sempre ripagato le aspettative, riportando “un solco lungo il viso, come una specie di sorriso” sui volti dei tifosi rossoblù.

Hellas Verona, servirà il coltello fra i denti

Alla fine della sessione di calciomercato invernale conclusasi a inizio Febbraio 2024, il Verona era dato da tutti i siti di scommesse come una delle compagini più accreditate per retrocedere nella serie cadetta.

Il presidente Setti, infatti, in quattro e quattr’otto aveva smembrato quasi tutta la rosa che aveva disputato il girone di andata, lasciando al povero Marco Baroni una rosa, sulla carta, assai peggiore, puntellata con qualche acquisto poco considerato.

Il fiorentino, ora allenatore della Lazio, compiendo un assoluto miracolo, è riuscito, invece, a centrare l’obiettivo salvezza, staccando le rivali e garantendosi il meritatissimo salto, a livello personale, su una panchina top.

Marco, per riuscire nell’impresa, si è dovuto appoggiare su dei giocatori fino a quel momento sconosciuti, come Noslin, anche lui approdato a Formello, o Suslov, cercato da moltissime squadre, fra cui il Napoli.

Indubbiamente, però, una delle grandi rivelazioni dell’Hellas Verona 23-24 è stato Micheal Folorunsho, che si è addirittura guadagnato la convocazione di Spalletti ad Euro 24, nonostante una slavina di polemiche.

Il centrocampista romano, infatti, ha colpito tutti per la sua tenacia agonistica, oltreché per la sua forza fisica davvero notevole, la quale ha convinto immediatamente Antonio Conte, che lo ha rivoluto subito sul Golfo.

Insomma, il Verona, come il Genoa di cui abbiamo appena parlato, ha perso quasi tutti i suoi pezzi più importanti e rischia di non riuscire a trovare la quadra giusta per centrare la salvezza.

Paolo Zanetti dovrà fare quello che Baroni ha compiuto lo scorso anno, ossia compattare il gruppo e puntare sulle cosiddette “qualità intangibili”, ossia la voglia di combattere e di sopperire all’inferiorità tecnica con una maggiore tenacia.

Inter, puntare alla vittoria della Serie A è d’obbligo

Quando, nel 2019, Beppe Marotta decise di cambiare radicalmente squadra, passando dalla Juventus all’Inter, non si immaginava che, nel giro di cinque anni, avrebbe conquistato due scudetti, svariate Coppe Italia e Supercoppe e, addirittura, due finali europee.

Dei risultati mostruosi, coincisi con le parentesi in panchina di due grandissimi allenatori, quali Antonio Conte e Simone Inzaghi, che rischiano di aver segnato l’inizio di una nuova era, dopo un decennio abbastanza buio.

L’ultima stagione, in particolare, è stata la migliore del ciclo di Marotta, impreziosita dalla Supercoppa, ma, soprattutto, da una Serie A vinta con larghissimo anticipo, dominandola in lungo e in largo.

L’unica pecca è stata sicuramente la prematura eliminazione agli ottavi di Champions, subita dopo una partita giocata non alla perfezione e una serie di rigori fallimentare.

Nonostante questo, la rosa dell’Inter è la più forte del campionato, essendo rimasti i calciatori principali ed essendo arrivate delle riserve di assoluto valore, pronte a subentrare in caso di necessità.

I vari Martinez, Zielinski e Taremi, infatti, sono tutti dei calciatori che, in molte delle altre squadre di A, non farebbero sicuramente la panchina, ma scenderebbero in campo da titolari.

Aspirare al titolo, dunque, non è solo un diritto per la compagine di Lautaro e Thuram, ma è un assoluto dovere.

E’ ovvio che non sia mai scontato riconfermarsi campioni, ma, nonostante i grandi movimenti di mercato che hanno visto impegnate le rivali, l’Inter è ancora la squadra migliore e il campionato servirà proprio a dimostrarlo.

Juventus, anno zero

Giudicare il triennio di Max Allegri è più complicato di quanto si voglia credere.

Nonostante sicuramente, a livello di gioco, la Juve non abbia mai proposto un bel calcio, non si può negare che il materiale umano a disposizione del livornese non era del livello adatto a competere per lo scudetto.

Se poi si aggiungono tutti i problemi extra-campo che sono capitati alla Juve, come il caso plusvalenze e quello delle scommesse di Fagioli, allora la situazione diventa più chiara.

Ciò che è certo, in qualunque modo la sia pensi riguardo agli ultimi tre anni, è che, con l’arrivo di Thiago Motta, la Vecchia Signora si trova di fronte ad un anno zero.

Sono evidenti, infatti, i ponti tagliati con il passato, materializzatesi negli addii di Alex Sandro, Szczesny, Rabiot e Chiesa, tutti calciatori principali dell’ultimo ciclo.

L’italo-brasiliano ha intenzione di dare un altro volto alla sua Juventus, rendendola una squadra maggiormente offensiva e divertente rispetto al passato, puntando sul 4-3-3 o sul 4-2-3-1, già sperimentati nella grandiosa esperienza a Bologna.

Il mercato, quindi, è stato fatto e sta venendo fatto in funzione delle indicazioni di Motta, con il ds Giuntoli che, alla sua prima vera sessione da direttore juventino, si è mosso e si sta ancora muovendo tantissimo.

Numerosi, infatti, sono stati i colpi della Juve, che si è portata a casa, nell’ordine, Di Gregorio, Cabal, Thuram e Douglas Luiz, costati, complessivamente, intorno agli ottanta milioni.

Inoltre, i bianconeri non hanno alcuna intenzione di fermarsi, visto che intendono mettere le mani su uno fra Nico Gonzalez e Adeyemi, andando a sostituire il partente Chiesa, oltreché l’ormai inseguitissimo Koopmeiners.

Insomma, una vera e propria rivoluzione attende la Vecchia Signora, che sogna di tornare ai fasti dello scorso decennio, sia in Italia che in Europa.

Lazio, umiltà per tornare ad essere una top della Serie A

Tutte le convinzioni che Maurizio Sarri e, prima di lui, Simone Inzaghi erano riusciti a costruire nel giro di quasi un decennio, nella scorsa stagione sono crollate come un castello di carte.

Le hanno distrutte una serie di terremoti dalla magnitudo elevatissima, i quali hanno scosso e destabilizzato tutto l’ambiente laziale, che veniva da ottime stagioni, chiuse anche davanti ai rivali giallorossi.

E’ bastato che lo spogliatoio cominciasse a mugugnare, già quando ancora sedeva in panchina il toscano, perchè la situazione degenerasse, causando le dimissioni di Maurizio e l’arrivo di Tudor, inizialmente assai benvoluto da tutta la dirigenza.

L’ex vice di Pirlo, però, nonostante dei buoni risultati, è riuscito a dividere ancora di più la squadra, provocando gli addii di Anderson e Luis Alberto e guastando i rapporti anche con un calciatore importante come Guendouzi.

Non stupisce, dunque, se si guarda da questa prospettiva, che il regno del croato sia durato appena tre mesi, prima di essere sostituito dal patron Lotito con il più tranquillo Marco Baroni.

A quest’ultimo, famoso per la sua umiltà e la sua capacità di lavorare nell’ombra, viene richiesto di riportare la Lazio a competere con le squadre più forti della Serie A, rendendo onore ad una maglia che nell’ultima annata è stata calpestata, come hanno fatto notare anche i tifosi.

Fabiani si è mosso adeguatamente sul mercato, acquisendo giocatori funzionali per il gioco del fiorentino, come Noslin, Tchaouna o Tavares, andando a spendere anche delle discrete cifre.

La palla, dunque, è nelle mani dell’ex tecnico dell’Hellas, il quale non vuole certo sprecare la prima occasione che gli è stata fornita di sedersi su una panchina così importante.

Lecce, fiducia a Luca Gotti

La scorsa stagione, come si può evincere da ciò che è stato scritto nei paragrafi precedenti, è stata caratterizzata dalla bravura di moltissimi allenatori, specialmente quelli che sono riusciti a salvare la propria squadra nonostante un’inferiorità netta di rosa.

E’ questo anche il caso del Lecce e di Luca Gotti, subentrato alla fine del campionato dopo l’improvviso esonero di D’Aversa e capace di raggiungere la permanenza in Serie A in scioltezza, nonostante un trend assai negativo nel girone di ritorno.

Puntando sulle certezze della propria rosa, come i vari Falcone, Dorgu, Baschirotto e Krstovic’, l’ex allenatore dell’Udinese è riuscito nell’impresa di far rimanere i salentini nella massima serie, permettendogli di disputare anche questa stagione fra le venti migliori squadre d’Italia.

Al contrario di molte squadre precedentemente analizzate, il Lecce è riuscito a mantenere all’interno del proprio organico i protagonisti della scorsa cavalcata-salvezza e, proprio per questo, può candidarsi a rimanere nella massima serie anche quest’anno.

In più, i giallorossi hanno rinforzato la squadra con due prospetti interessanti come Tete Morente e Filip Marchwinski, arrivato dal Lech Poznan, sulla quale la dirigenza punta molto.

Provare a rimanere in Serie A o, addirittura, riuscire ad agguantare la metà della classifica potrebbe essere un’impresa meno ardua del previsto, considerati anche gli organici delle rivali più agguerrite.

Massima fiducia, di certo, a Luca Gotti, il quale ha dimostrato di essere un allenatore di assoluto livello, sul quale poter puntare.

Milan, Fonseca può vincere la Serie A?

L’ultima stagione di Stefano Pioli al Milan è stata una lunga corsa a tappe, fatta di alti e bassi, di scalate pari al Galibier e di belle discese, rilassanti e accompagnate dal tifo della propria gente.

La compagine rossonera, alla fine, è arrivata al traguardo praticamente stremata, raggiungendo un ottimo secondo posto in campionato, che, però, non è riuscito a riscattare le premature eliminazioni in Coppa Italia e in Europa League, ma soprattutto i troppi derby persi.

L’ultimo, in particolare, che ha valso il titolo dell’Inter, è stato decisivo per la non riconferma di Stefano Pioli, il quale sedeva sulla panchina rossonera ormai dal 2019, quando sostituì Giampaolo, prima di riportare il Milan fra le migliori d’Italia, vincendo la Serie A 2021-22.

Al posto del ducale, come nuovo allenatore è stato scelto l’ex Roma Paulo Fonseca, reduce dall’esperienza vincente in Francia al Lille, che ha riportato in Champions la scorsa annata.

I dubbi sulla bravura del nuovo tecnico hanno travolto tutto Milanello, sospinti dalle grida imbestialite dei tifosi, i quali, durante le ultime giornate, hanno polemicamente scioperato sulle gradinate di San Siro.

Ibra, per difendere Cardinale, ci ha messo apertamente la faccia, proteggendo Fonseca e permettendogli di iniziare a lavorare senza troppa pressione, consentendogli di avere i calciatori adatti al suo nuovo gioco.

Dopo Morata, acquistato subito dopo la vittoria iberica di Euro 24, sono arrivati a Milano il centrale Pavlovic’, direttamente dal Lipsia, e Emerson Royal, a cui manca solo la firma sul contratto per diventare un nuovo giocatore rossonero.

Il disegno tattico del portoghese sembra, dunque, cominciare a prendere forma e i dubbi iniziali si stanno piano piano diradando, nonostante uno scetticismo generale che continua ad albergare nei tifosi, i quali sperano che l’ex Roma possa riportare il tricolore dalla parte rossonera del Naviglio.

Monza, ritorno al passato

Negare che all’immagine di Alessandro Nesta e Adriano Galliani che si abbracciano come una volta si sia remasti indifferenti è sbagliato, oltreché bugiardo.

E’ inutile negarlo, ci ha colpito a tutti, specialmente ai tifosi rossoneri di lunga data.

Ritrovarsi per ripartire di nuovo, per dare il via ad un nuovo ciclo, aiutandosi reciprocamente e tentando di migliorare ciò che è stato fatto lo scorso anno.

E’ questo quello che ha scelto di fare il Monza, ossia puntare su una vecchia conoscenza di Adriano Galliani, provando a dare una nuova linfa ad un progetto che è entrato in una fase successiva.

Quella di ambientamento ai piani alti del calcio nazionale, infatti, può dirsi terminata con la conclusione della scorsa stagione, al termine della quale i brianzoli si sono classificati dodicesimi, rischiando, per larghi tratti dell’annata, di agguantare la qualificazione alla Conference League.

La squadra di Palladino ha mostrato un bel calcio, dotato di una manovra elegante e coraggiosa, capace di impensierire anche le corazzate più attrezzate che, a Monza, esclusi rari casi, hanno sempre faticato.

Era inevitabile, però, anche per rimanere in linea di galleggiamento a livello economico, dover vendere qualche pezzo, racimolando il denaro giusto per alimentare le casse del club, provate da anni di investimenti serrati.

Quella di Colpani, dunque, è stata una cessione digerita bene dall’ambiente monzese che, dopo averlo lanciato ad ottimi livelli, non si aspettava di tenerlo e, anzi, è stata ben contenta di incassare i soldi della Fiorentina, utili per reinvestire in altri colpi.

Uno di questi è stato quello di Maldini, riscattato dal Milan, o di Forson, giovane promessa proveniente dallo United, un colpo tipicamente “alla Galliani”.

La squadra è interessante e può permettersi di sognare di finire nella parte sinistra della classifica, lottando per un posto in Conference, che sarebbe indubbiamente storico.

Napoli, Conte e ADL all’assalto della Serie A

Un crollo come quello del Napoli prima di Garcia, poi di Mazzarri e infine di Calzona non si era mai visto dopo uno scudetto vinto, in nessuna delle principali leghe calcistiche europee.

Una debacle inaspettata, difficile da prevedere e tantomeno da digerire per una società ambiziosa come quella partenopea, che ormai da anni guerreggia con Juve, Milan, Inter e Roma per il trono di regina d’Italia.

L’impresa del 2023 è un ricordo ancora molto vivido e se De Laurentiis ha deciso di puntare su un allenatore del calibro di Antonio Conte, evidentemente vuol dire che ha intenzione di riprovare ancora a salire sul tetto della Serie A.

Prendere il leccese, specialmente in una stagione scevra da impegni europei, è una dichiarazione di intenti fin troppo chiara, troppo forte per non essere ascoltata: il Napoli vuole tornare a vincere al più presto, in qualunque maniera possibile.

Il ds Manna ha cercato e continua a provare ad accontentare Antonio Conte, il quale ha richiesto dei nomi ben precisi per la sua nuova squadra, di cui sembra aver scelto anche l’assetto tattico, come dimostra l’insistente tentativo di accaparrarsi Neres, un’ala destra pura perfetta per un tridente offensivo.

Oltre al brasiliano, secondo molti a pochi passi dall’arrivo nel Golfo, sono arrivati Rafa Marin, Buongiorno e Spinazzola, in attesa che Osimhen compia la sua scelta e e liberi lo slot di centravanti, per il quale, ad oggi, il prescelto sembra essere Romelu Lukaku.

Insomma, Antonio sta allestendo la sua squadra, calibrando con precisione ogni singola scelta, in modo tale che la stagione possa scorrere liscia secondo i suoi dettami di calcio.

Le vele sono issate, il nemico è stato avvistato, inizia l’arrembaggio.

Parma, di nuovo in A…con ambizione

Vedere il Parma per tanti anni nelle serie inferiori non è mai stato piacevole, visto che per anni i ducali sono stati una delle grandi del nostro calcio, arrivando a toccare anche vette europee neanche mai immaginate.

La squadra emiliana era una fucina di talenti, poi esplosi nelle big dove sono andati a giocare una volta lanciati dalla società parmense.

Ritrovare, dunque, la compagine di Fabio Pecchia di nuovo fra le venti squadre migliori d’Italia è una bella sensazione, piacevole da provare.

Sarebbe da stupidi, però, pensare che il Parma ha intenzione di venire a recitare il ruolo di Cenerentola nella stagione del suo ritorno in A.

Gli emiliani, infatti, si presentano nella massima categoria italiana con ambizioni elevate, forti di possedere alcuni talenti molto interessanti, quali i vari Bernabé o Man, senza dimenticarsi il centravanti Bonny.

Ad attrarre di più la luce dei riflettori, però, è lo spagnolo, il quale ha incantato tutti nell’ultima stagione in B, dove ha messo in mostra la sua qualità tecnica cristallina, capace di riportare i crociati in alto.

Pensare, dunque, che il Parma possa arrivare a metà classifica non è utopico, ma i dubbi più grandi risiedono probabilmente nell’allenatore Fabio Pecchia, il quale, nei momenti in cui è stato chiamato a gestire la panchina di una squadra di A, non ha mai ottenuto dei buoni risultati.

Il tecnico ha tutta l’intenzione di smentire questa statistica e ce la metterà tutta per far ricredere gli scettici e centrare gli obiettivi prefissati dalla propria dirigenza.

Roma, ora la Champions è quasi un obbligo

Gli occhi celesti di Daniele De Rossi, quando, a fine campionato gli è stato chiesto dai dirigenti cosa servisse alla sua squadra in vista della prossima stagione, si sono illuminati, testimoni delle mille idee che albergavano nella testa del tecnico di Ostia.

Rinforzare la Roma era d’obbligo, specialmente dopo una stagione lunghissima che aveva messo in evidenza tutti i difetti della rosa, arrivata carente d’ossigeno alla fine del campionato.

Questa scarsità di profondità ha causato in parte l’eliminazione in semifinale di Euro League, ma soprattutto la mancata qualificazione in Champions, materializzatasi con una serie di sconfitte nei big match finali di Maggio.

Il mercato, dunque, era fondamentale per tornare a sognare l’accesso alla coppa dalle grandi orecchie e DDR lo ha fatto capire chiaramente al neo arrivato Florent Ghisolfi, il quale si è messo immediatamente al lavoro per accontentare il suo allenatore.

Riguardo alle uscite, il francese ha operato delle decisioni piuttosto drastiche nel settore difensivo, scegliendo di non confermare Karsdorp, Llorente e Kristensen, andando a pescare nel mercato per rimpiazzarli.

Inevitabile anche la non riconferma di Lukaku, sostituito a dovere, però, da Artem Dovbyk, fresco capocannoniere della Liga con il sorprendente Girona.

L’ucraino è stato solo l’ultimo di una serie di colpi molto interessanti, quali Dahl, Le Feé e Soulé, tutti giocatori utili ad aiutare De Rossi a raggiungere i propri obiettivi.

Se si concretizzasse anche l’acquisto di Pubill e di un centrale difensivo di riserva, la rosa della Roma potrebbe dirsi assolutamente completa, senza alcuna defezione in nessun reparto.

In ogni caso, gli investimenti fatti dalla società e l’attenzione che De Rossi ha messo per costruire questa squadra meritano un riscontro positivo sul campo e, perciò, la Champions deve diventare più che un sogno, quasi un dovere.

Torino, è l’anno del ritorno in Europa?

Per larghi tratti della scorsa stagione, Ivan Juric’ è sembrato un vero e proprio condottiero, intento a trascinare la propria ciurma ad un obiettivo inaspettato al momento della partenza dalla terraferma, ossia la qualificazione ad una coppa europea.

E dire che il Toro se lo sarebbe meritato.

La compagine granata, infatti, oltre al grande cuore per cui è famosa, ha mostrato durante tutta l’annata un bel calcio, votato all’attacco e raramente attendista.

I ragazzi di Juric’ sono riusciti ad impensierire moltissime grandi squadre, nonostante una diversità di tasso tecnico abbastanza evidente.

Con l’addio del croato, che ha scelto di tornare in patria alla Dinamo Zagabria, il Toro si è trovato orfano del suo Vate, il quale sarà sostituito da Paolo Vanoli, fresco promosso dalla B con il suo Venezia.

E’ stata una scelta difficile, operata fra vari candidati che potevano essere tutti validi, ma il presidente Cairo ha scelto di puntare sul tecnico italiano, il quale si è messo in mostra positivamente per il suo gioco offensivo, che ha valorizzato la punta finnica Pohjanpalo nella scorsa stagione.

In ogni caso, quella di puntare su un allenatore del genere è indubbiamente una scommessa, soprattutto se si pensa che il Torino ha come ambizione quella di tornare a qualificarsi per una coppa europea, alla quale manca ormai da qualche anno.

Se si considera anche l’addio di Buongiorno e quello molto probabile di Bellanova, riuscire ad agguantare il pass per il Vecchio Continente diventa abbastanza complicato, ma l’entusiasmo di Paolo, alla prima occasione su una panchina di una medio-big di A, può essere determinante.

Udinese, rimanere in Serie A a tutti i costi

Quando Fabio Cannavaro, ex campione del mondo e leggenda del calcio azzurro, si è messo seduto sulla panchina friulana per la prima volta durante la scorsa stagione, la situazione era di quelle drammatiche.

Dopo quasi trent’anni dall’ultima retrocessione in B, infatti, l’Udinese rischiava seriamente di abbandonare la Serie A, a causa di una stagione al di sotto della sua storia, condizionata da una rosa non all’altezza del campionato.

Il napoletano, non si con quali mezzi, è riuscito, però, a rianimare i bianconeri, i quali, con un sussulto d’orgoglio, hanno riagguantato la salvezza nelle ultime giornate, fermando anche alcune big del campionato.

E’ stato abbastanza sorprendente, dunque, l’addio immediato di Fabio dopo la fine del campionato, visto che in molti si aspettavano una riconferma indubbia, quantomai meritata.

Il club dei Pozzo, invece, ha scelto di puntare su un tecnico ai più sconosciuto, ossia Kosta Runjaic’, proveniente dal Legia Varsavia, con il quale ha vinto una volta il campionato polacco.

La scelta è stata subito giudicata con scetticismo dai tifosi friulani, i quali erano già arrabbiati dopo la pessima annata appena trascorsa.

Il mercato, poi, tolto l’interessante colpo di Iker Bravo e la conferma di Lucca, non ha offerto ai supporters bianconeri tanti motivi per gioire.

L’arrivo di Sanchez potrebbe dare quell’entusiasmo che manca ad una squadra che, prima dell’arrivo di Cannavaro, era sembrata perennemente spenta e che rischia di tornare ad esserlo nella stagione che inizierà fra una settimana.

Venezia, restare in Serie A è possibile?

La situazione del Venezia, per quanto con le sue diversità, assomiglia assai sinistramente a quella del Frosinone dello scorso anno e non solo perché in panchina siederà Eusebio Di Francesco, ma anche per come è stata assemblata la rosa.

Al pari dei ciociari lo scorso anno, i lagunari hanno infatti deciso di puntare su molti prestiti, non potendo, chiaramente, avere grande margine di manovra a causa del budget molto inferiore rispetto alle rivali.

Il rischio, però, è che i giocatori appena arrivati in una delle città più belle del mondo giochino senza alcun tipo di pretesa, intenzionati solo a mettere in mostra le loro qualità ed essere riscattati dai grandi club di appartenenza.

Eusebio sa bene questa cosa, essendoci passato pesantemente lo scorso anno, quando il Frosinone ebbe un bruschissimo calo nella seconda parte dell’anno, quando ormai tutti i prestiti stavano per rientrare alla loro casa-madre.

L’ex allenatore della Roma, dunque, oltre a trovare una quadra dal punto di vista tecnico-tattico, dovrà trovare anche il modo di motivare adeguatamente i calciatori, cercando di imprimergli la voglia di lottare per la maglia del Leone di San Marco.

Servirà una grande impresa per rimanere in Serie A e l’abruzzese lo sa benissimo e, proprio per questo, la sua squadra è stata una delle prime ad iniziare il ritiro pre-stagionale, cercando di guadagnare del tempo prezioso rispetto alle rivali.

C’è tanto lavoro da fare, non si può perdere tempo se si vuole restare nella massima categoria anche la prossima annata.

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