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Milan, Ibrahimovic: “Io allenatore? Mai”

ibra sul suo futuro da allenatore

Ibra intervistato dagli Stati Uniti, risponde a un suo possibile futuro da allenatore. Il campione svedese affronta poi diversi argomenti

Futuro da allenatore?

Dopo mesi di silenzio in seguito all’investitura nel suo nuovo ruolo, il Senior Advisor rossonero da giugno ha iniziato a parlare, facendosi sentire in molteplici occasioni.

Zlatan Ibrahimovic dunque si è fatto intervistare dai microfoni di “The Athletic“, ai quali ha rilasciato diverse dichiarazioni interessanti, tra cui un suo futuro da allenatore e una disamina sulla sua carriera, presente e passata.

Vedi i miei capelli grigi? Figuriamoci dopo una settimana da allenatore. La vita di un allenatore dura fino a 12 ore al giorno. Non hai assolutamente tempo libero. Il mio ruolo è connettere tutto; essere un leader dall’alto e assicurarsi che la struttura e l’organizzazione funzionino. Per tenere tutti sull’attenti“.

Questa la sua risposta alla domanda riguardo un suo futuro sulla panchina.

Il discorso di Ibra è per certi versi vago. Dapprima sembra ferreo nella sua visione del futuro, poi parrebbe correlarlo all’ambiente Milan.

In un mondo però, quello moderno, dove tutto è in movimento e soggetto a cambiamenti repentini, non sarebbe saggio dare per certa una presenza a vita di Ibrahimovic al Milan.

Lo svedese nel corso della sua carriera ha sempre ribadito che gli piacciono le sfide e che lo fanno sentire vivo. Non è da escludere dunque che in futuro non possa sentire tale richiamo e approdare sulla panchina di un’altra società.

Il ruolo nel Milan

Ibra offre inoltre uno spunto chiarificatorio sulla sua posizione al Milan.

Seguo gli allenamenti dei giocatori ma non sono una babysitter. I miei giocatori sono adulti e devono assumersi le responsabilità. Devono dare il 200% anche quando non ci sono. Quando arrivi nel club, come giovane talento o giocatore con potenziale, il club ti formerà perché cresci fino a comprendere il modo in cui funziona un club e l’ambiente circostante. Al Milan vogliamo creare questo in modo positivo“.

Lo svedese poi aggiunge: “Ho voce in capitolo in molte categorie per portare risultati e aumentare il valore, il tutto con l’ambizione di vincere“.

Insomma, per Ibra l’obiettivo è responsabilizzare il team per il presente e creare una mentalità vincente da tramandare nel futuro rossonero.

In questo obiettivo Ibra si identifica in prima persona, fin dal suo ritorno al Milan nel 2020.

Quando sono venuto la seconda volta, si trattava più di dare che di prendere. Volevo aprire la strada a una nuova generazione. Tu sei l’esempio, dicendo ai giovani: “Ascolta, è così che funziona”. Quando sei a Milano è l’élite dell’élite: pressioni, pretese, obblighi. Bisogna assumersi la responsabilità, diventare uomo, perché per un giocatore non conta solo il campo, ma anche la persona che è fuori.

Ero il punto di riferimento. Non avevo un ego al riguardo. Ero come una specie di…angelo custode. Quindi tutta la pressione ricadrebbe su di me, non su di loro, ma allo stesso tempo facevo pressione su di loro

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