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Milan da incubo, responsabilità di un disastro annunciato

Responsabilità di un disastro. L'annata del Milan.

Il Milan perde anche a Torino. Dopo Zagabria e Rotterdam arriva l’ennesima figuraccia rossonera. Di chi sono le responsabilità.

Dopo l’eliminazione dalla Champions League, il Milan fallisce l’appuntamento con la vittoria anche contro i granata.

Pessima prestazione dei rossoneri, che ancora una volta perdono la gara a causa di errori grossolani che testimoniano la scarsa tenuta mentale della squadra.

Errori che non fanno altro che ripetersi da una serie di partite. A Zagabria, prima Musah, si fa espellere poi Gabbia inciampa sul pallone regalando la rete agli avversari. Stesso discorso per la gara di andata contro il Feyenoord in cui Maignan, con l’ennesima papera stagionale ha regalato un gol decisivo ai padroni di casa.

Anche nella gara di ritorno, uno dei leader di questo Milan, Theo Hernandez, ha commesso una grande ingenuità lasciando la propria squadra in dieci. A nulla dunque sono servite le parole di Sergio Conceicao, che dopo la partita di Empoli aveva cercato di consolare il suo numero 19.

Ieri i due gol subiti contro il Torino di fatto hanno lasciato l’allenatore sconcertato. Il primo gol è frutto di una vera e propria frittata tra Maignan e Thiaw. Il secondo nasce invece da un’ingenuità che testimonia la scarsa capacità di rimanere in partita del Diavolo.

Nessuno infatti impedisce al Torino di battere la punizione velocemente, e questo permette a Gineitis di concludere praticamente indisturbato verso la porta di Maignan.

Il pareggio di Reijnders dunque è durato praticamente un minuto, e questo ha compromesso il tentativo di rimonta dei rossoneri. Ieri poteva essere una giornata importante, per prendere punti pesantissimi sul Bologna, sconfitto a Parma, e sulla Lazio, fermata a Venezia e invece si è assistito all’ennesimo disastro.

Milan di chi sono le responsabilità di un’annata disastrosa

Come già successo a Rotterdam i nuovi non sono riusciti a dare una mano. Ancora una volta poco incisivo Joao Felix che colpisce un palo, e si fa vedere solo in un occasione servendo Santi Gimenez, che si lascia ipnotizzare da Vanja Milinkovic Savic.

Lo stesso succede anche a Pulisic che nel primo tempo dal dischetto sbaglia il primo rigore in carriera, parato proprio dal serbo.

Fino a questo momento Sergio Conceicao non è riuscito a sfruttare a pieno il nuovo potenziale offensivo del Milan. I “fantastici 4” insieme non convincono, e la formazione appare eccessivamente sbilanciata, al punto che Leao è stato sostituito per fare spazio a Fofana.

Certamente però sarebbe ingeneroso addossare tutte le critiche al tecnico portoghese. Sicuramente si possono criticare scelte e letture della partita, ma non è l’unico responsabile del momento rossonero.

L’ex Porto infatti si è ritrovato tra le mani una squadra mentalmente molto fragile, come sottolineato a più riprese in conferenza stampa e come aveva già fatto notare pochi mesi fa Paulo Fonseca.

Se dunque due tecnici hanno evidenziato le stesse difficoltà, è chiaro che sussiste un problema di fondo. Problema di fondo che pertanto implica la necessità di andare oltre gli aspetti legati al campo.

Le colpe della dirigenza rossonera

Il gruppo dirigenziale del Milan fino a questo momento è stato poco presente. Ibrahimovic ha un ruolo che non è chiaro a nessuno. Pesano le scelte del mercato estivo, parzialmente sconfessato a Gennaio. Persiste tuttavia l’assenza di ricambi ad un centrocampo con la coperta cortissima.

Pesa soprattutto la scelta dell’allenatore. Con profili come Conte, Allegri e Maurizio Sarri liberi è difficile spiegarsi perché si sia virato su Paulo Fonseca prima e su Sergio Conceicao poi.

Difficile pensare che il portoghese possa rimanere l’allenatore del Milan anche a fine stagione, in primis visti i risultati, ma soprattutto alla luce dei recenti battibecchi con il gruppo squadra.

In settimana infatti sembra ci sia stata una discussione tra Pulisic, Fofana e l’allenatore. Quelli che oggi dovrebbero essere i leader tecnici e tattici del Milan si ritrovano con un piede fuori da Milanello. Leao e Theo su tutti in Estate potrebbero salutare, costringendo il Diavolo a un ennesimo anno zero.

Sembra evidente come manchi una guida, una figura di raccordo tra una società assente e un gruppo squadra con la testa tra le nuvole. Il Milan che era ritornato grande, vincendo lo scudetto e arrivando in semifinale di Champions aveva un’anima che rispondeva a un nome e un cognome ben precisi: Paolo Maldini.

Oggi di quell’anima, non è rimasto più niente.

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