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Euro 2024, Italia fuori con la Svizzera: fallimento di Spalletti?

spalletti fallimentare

Euro 24 – Spalletti, il suo europeo è un completo fallimento. Italia inguardabile e umiliata. Cosa fare adesso? Conferma o esonero?

L’eliminazione dell’Italia con la Svizzera è quasi impossibile da digerire, e il modo in cui arriva è un’aggravante emblematica.

La nazionale azzurra abbandona l’europeo dopo un cammino pessimo. Iniziato male e finito peggio, durante il quale le lacune tecniche, fisiche e caratteriali l’hanno fatta da padrone.

In questa disfatta Spalletti ha ovviamente pesanti responsabilità, ed è giusto chiedersi come sia meglio proseguire, se con una conferma o iniziando un nuovo ciclo.

Giusto confermare Spalletti?

L’umiliante sconfitta rimediata dalla Svizzera apre inevitabilmente ad un dibattito circa il futuro in nazionale di Luciano Spalletti.

Ci si può affidare al CT toscano per centrare una qualificazione ai mondiali, che mancano da 3 edizioni, o l’esperienza europea impone una ripartenza?

Già nella giornata di oggi, domenica 30 Giugno, si avrà un’indicazione in tal senso. A mezzogiorno infatti prenderà la parola il presidente federale Gabriele Gravina, che fornirà elementi per ragionare sul futuro della nazionale.

Una sola parola: fallimento

Per parlare del futuro di Spalletti non si può non considerare il suo lavoro svolto fin qui.

La sua nazionale verrà ricordata come una delle peggiori di sempre.

In queste quattro partite gli azzurri sono apparsi sempre confusi, timidi, demotivati, con il CT che non ha mai dato idea di avere in testa un undici titolare, nè tanto meno un’dea di gioco.

Dopo il miracoloso pareggio ottenuto contro la Croazia ci si aspettava un cambio di marcia netto su tutti i fronti. L’ottavo di finale con la Svizzera ha invece messo in luce quanto l’aspetto caratteriale sia stato un altro elemento gestito malamente e abbia prodotto effetti catastrofici.

Gli azzurri non sono mai davvero scesi in campo, e qualche timido accenno offensivo portato avanti da El Shaarawy o Chiesa non possono evitare che si parli di dominio svizzero.

Dominio dal quale scaturisce una lezione fondamentale: la coerenza, l’identità e la preparazione atletica fanno la differenza.

Già, perché per quanto l’aspetto psicologico sia stato effettivamente un problema, questo passa in secondo piano quando non è chiaro all’allenatore in primis da chi è composta la formazione titolare e la completa assenza di idee tattiche non è sopperita da una condizione fisica ineccepibile.

Nonostante quella svizzera si possa definire una nazionale modesta, il CT Murat Yacin ha certamente raccolto i frutti di un lavoro di costanza. Schierare sempre la stessa formazione con giocatori che si trovano a memoria e atleticamente preparati ha permesso infatti di umiliare una nazionale considerata top come l’Italia.

La perseveranza poi nell’insistere a schierare un Di Lorenzo completamente fuori condizione senza rendersi conto degli effetti controproducenti poi è una gravità ulteriore che pesa sulle responsabilità di Spalletti.

E’ chiaro quindi come anche le scelte dei convocati, seppur alcune certamente forzate, e la loro gestione da parte del CT siano assolutamente rivedibili.

Problemi a monte

Spalletti dunque non è assolutamente esente da colpe, e anzi lo si potrebbe considerare uno dei fautori principali di questo fallimento.

Fallimento che risulta però essere solo l’ultimo di una serie che dura da anni, nei quali l’Europeo vinto da Mancini risulta ancora oggi un risultato fortunoso.

E quindi, per quanto si possa considerare colpevole, il CT toscano non può nemmeno essere definito l’unico.

Le responsabilità appartengono in larga scala anche al sistema italiano, incapace di produrre giovani (le poche eccezioni non bastano) e fermo a idee calcistiche decisamente poco europee.

La differenza atletica con le altre nazionali, cosi come l’incapacità di gestire il pallone, che è costata tre gol in quattro partite, sono lacune evidenti.

Per non parlare delle tattiche offensive, che hanno portato solo a una manciata di tiri nelle porte avversarie durante tutte le partite e che nella maggior parte dei casi hanno comportato la perdita del possesso palla.

Le nazionali sono, volenti o nolenti, espressione del gioco di un paese, e se anche per i club i risultati europei mancano da più di dieci anni, la colpa non può essere unicamente riversata su Spalletti.

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