I motori di Fiorentina ed Inter, due dei centrocampisti più in forma della Serie A, messi a confronto l’un l’altro.
Uno degli aggettivi più abusati, in senso metaforico, nel mondo del pallone, soprattutto per descrivere un certo tipo di calciatori, è sicuramente “motore”.
Con questa parola, infatti, si tende a classificare quel tipo di giocatori che, posizionati prevalentemente a centrocampo, hanno la qualità di aiutare la propria squadra a spingere continuamente, grazie alla loro corsa e alle proprie capacità fisiche.
In una squadra che vuole vincere, sia in Serie A che in qualsiasi altro campionato, un profilo del genere non può certo mancare, se è vero che, nei momenti di difficoltà, molto spesso è su di lui che l’allenatore e l’intera compagine andranno a fare affidamento, contando sulla sua energia e vigoria fisica.
Questo ruolo, già presente nei decenni passati, come tutti gli altri presenti nel mondo del calcio si è evoluto, richiedendo ai propri interpreti, oltre alle caratteristiche già citate, anche un minimo di doti dal punto di vista tecnico, utili a palleggiare con qualità al centro del campo.
Il “motore”, dunque, oggi è divenuto un giocatore dalle molteplici caratteristiche, uno specchio rotto che, a seconda dell’angolazione da cui lo si guarda, tende ad assumere contorni e sfumature soggettivamente differenti tra loro.
Yacine Adli e Henrikh Mkhitaryan, due dei motori più in rombanti della Serie A in questo momento, presentano, per esempio, delle divergenze fra loro, aldilà anche di alcuni punti in comune.
Somiglianze fra i due motori della Serie A
Posizionati in zone nevralgiche di entrambe le squadre a cui appartengono, il francese e l’armeno svolgono funzioni fondamentali negli organismi di Fiorentina ed Inter, risultando spesso fra i titolari indiscussi.
Sul terreno di gioco, i due risultano tutti e due in possesso di una spiccata vena offensiva, se è vero che, sia con il tiro da fuori che con gli inserimenti, finiscono molte volte per fare malissimo ai propri avversari di turno.
Nel fraseggio di viola e nerazzurri, poi, esercitano un ruolo molto importante, permettendo alla palla di circolare veloce e rapida per la metacampo, creando varchi per le ali o per gli attaccanti di peso.
Ultimo ma non per importanza, infine, rimane da sottolineare il prezioso compito che sia Adli che Mkhitaryan svolgono in fase di non possesso, andando a rappresentare due fastidiosissimi cani da caccia per i portatori di palla avversari.
Differenze
La prima incongruenza che salta all’occhio osservando i due calciatori è sicuramente la differente statura fisica, che, di conseguenza, rende Adli più adatto ad un lavoro di tipo fisico, mentre permette a Miky di essere maggiormente sgusciante e pericoloso palla al piede.
Non è un caso, infatti, che fino all’approdo all’Inter l’armeno abbia sempre giocato come trequartista o, addirittura, ala di un tridente, adoprandosi al meglio per sfruttare le sue spiccate doti offensive.
Un altro aspetto nel quale Adli e Mkhitaryan tendono a differire molto, poi, è sicuramente la posizione che occupano in campo, se è vero che il centrocampista della Viola si trova a dirigere una mediana, almeno da modulo, a due, mentre l’interista può contare sull’aiuto di un altro uomo.
E’ naturale, quindi, che il francese sia principalmente un motore di stampo difensivo, più vecchia maniera rispetto a quello che, ad oggi, rappresenta l’armeno, cui calza a pennello, per come è inteso il calcio oggi, anche la definizione di “mezzala”.
L’ultima differenza che è possibile notare fra i due, infine, risiede nella differente capacità tecnica, la quale, sulla bilancia, tende a pesare di più dalla parte di Miky, che, spesso, finisce per affiancare Calha in fase di impostazione, fornendogli l’abilità dei suoi piedi educati.
Senza nulla da togliere alle caratteristiche di Adli, dunque, non si può non affermare come Mkhitaryan sia uno dei migliori centrocampisti della Serie A anche e soprattutto per la qualità che riesce a mettere in campo.
Foto: instagram Yacine Adli.