Era difficile per il Bologna e per Orsolini ripetersi dopo la storica stagione 23/24 ma da uno come lui che è in doppia cifra in Serie A da due stagioni di fila e che, dal 2018 segna almeno 5 gol a stagione, ci si aspetta di più.
Orso, cosa non va?
Riccardo Orsolini nella passata stagione è stato il vero e proprio game-changer, del Bologna. 10 gol e due assist che hanno contribuito alla qualificazione in Champions League che mancava da circa 60 anni.
“Orsonaldo”, così lo chiamano i tifosi rossoblù, è stato protagonista assoluto ma quest’anno sembra proprio non volersi sbloccare, un solo gol in 6 partite. Siamo a inizio campionato, giudicare un giocatore sulla base di 6 partite è sbagliato ma per il momento Orsolini e il Bologna non sembrano quelli dell’anno scorso.
Ci sono state diverse cessioni importanti, su tutte spicca chiaramente quella di Zirkzee, l’olandese l’anno scorso assieme a Orsolini aveva creato una coppia che era riuscita a creare 21 gol e 7 assist.
Oltre a Zirkzee l’altra cessione importante e che ancora pesa al Bologna, è Thiago Motta. L’ex allenatore del Bologna è colui che è stato in grado di riportare la “Dotta” in Champions, colui che ha fatto innamorare migliaia di tifosi del suo calcio.
Come detto nel paragrafo introduttivo, era difficile per il Bologna e per Orsolini ripetersi ma da uno come lui ci si aspetta tanto, specialmente dopo una stagione così incredibile come quella passata.
Il cambio di allenatore
Il cambio dell’allenatore ha sicuramente influito su Orsolini e il Bologna, mettiamo a confronto i due stili di gioco.
Lo stile di gioco di Vincenzo Italiano Italiano è conosciuto per il suo approccio dinamico e proattivo, incentrato su un pressing alto e transizioni rapide. Schiera spesso un 4-3-3, caratterizzato da una forte enfasi sull’ampiezza e sul gioco sugli esterni.
Inoltre, Italiano punta su un gioco verticale, con rapide combinazioni che mirano a disorganizzare le difese avversarie velocemente.
Lo stile di gioco di Thiago Motta invece, pur avendo una visione offensiva del calcio, adotta un approccio più paziente e posizionale rispetto a italiano. Il suo modulo di riferimento è il 4-2-3-1 o altre compatibili a seconda della partita.
Il suo obiettivo principale è il controllo del possesso della palla e l’occupazione intelligente degli spazi. Le sue squadre non forzano l’azione, preferendo far circolare la palla per attirare gli avversari fuori posizione e poi colpirli con passaggi filtranti.
Perché Orsolini non rende?
La domanda viene da sé, se entrambi hanno un gioco offensivo e dinamico perché Orsolini con Italiano non rende?
Analizziamo ancora: le ali nel sistema di Italiano hanno un ruolo cruciale: devono attaccare in profondità e creare superiorità numerica sulle fasce, ma sono anche molto coinvolte nella fase difensiva, con compiti di pressione e copertura a tutto campo.
Le ali come Orsolini nel sistema di Motta non sono sempre chiamate ad attaccare in profondità immediatamente, ma collaborano attivamente alla costruzione paziente dell’azione e all’organizzazione della pressing alto.
Nel caso di Orso, inserito in un sistema come quello di Italiano, si nota un cambio di prospettiva rispetto ai ruoli che ha occupato in passato.
Orsolini è un giocatore con spiccate doti offensive, abituato a cercare l’uno contro uno, dribblare e puntare la porta. Tuttavia, con Italiano alla guida, è chiamato a interpretare un ruolo più disciplinato tatticamente.
Non può più limitarsi a incidere solo nella fase offensiva, ma deve adattarsi a partecipare attivamente alla fase difensiva. Questo non significa solo pressing sulla prima costruzione avversaria, ma anche seguire l’uomo, scalare in copertura, e intervenire tempestivamente sui portatori di palla avversari.
Per un giocatore con le caratteristiche di Orsolini, questa transizione non è semplice. Abituato a operare con maggiore libertà creativa in attacco, l’obbligo di coprire difensivamente e sostenere il pressing alto potrebbe influire sulla sua capacità di incidere in fase offensiva, perché le energie spese nel pressing e nel rientro difensivo potrebbero ridurre la sua fantasia negli ultimi metri.
In conclusione
il gioco di Italiano non lascia spazio a giocatori che si risparmiano difensivamente: tutti devono essere pronti a recuperare velocemente la posizione e ad aggredire l’avversario, e ciò vale ancor di più per le ali, che sono fondamentali per mantenere compatto il pressing e per evitare di lasciare sguarniti i terzini quando questi salgono in fase di spinta.
Orsolini, in questo senso, deve adattarsi a interpretare il suo ruolo non solo come un’arma offensiva, ma anche come un ingranaggio difensivo attivo, capace di sostenere il sistema di pressing corale voluto dall’allenatore.
Il processo di adattamento potrebbe richiedere tempo, ma con il giusto approccio tattico e mentale, e con il supporto dello staff tecnico, Orsolini ha le qualità per diventare un giocatore chiave anche in un sistema che richiede un contributo difensivo superiore rispetto a quelli a cui era abituato in passato.
Perché alla fine l’abilità di un’ala moderna, non si misura solo in termini di gol e assist, ma anche nella capacità di incidere sulla partita attraverso il pressing, il sacrificio e l’interpretazione intelligente delle fasi di gioco senza palla.
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Foto: Instagram @riccardo_orsolini7
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