Navigano per il momento nei bassi fondi della classifica, ma le idee e interessanti chiavi tattiche ci sono: Di Francesco vs Nicola
Di Francesco e Nicola: due allenatori coraggiosi
In questa serie di allenatori a confronto oggi si sfidano due mister che momentaneamente stanno deludendo ma negli anni hanno saputo sorprendere, quindi possono riprendersi un buono status.
Sono Di Francesco e Nicola, rispettivamente tecnici di Venezia e Cagliari, i due che andremo a confrontare scoprendone i punti in comune ma anche ciò su cui si distinguono.
Entrambi quest’estate hanno preso una scelta coraggiosa, accettando l’incarico sulle panchine di due squadre delicate: da una parte il Venezia neopromossa, dall’altra il Cagliari che non sembra essersi rafforzato abbastanza con il mercato per mantenere il livello della Serie A.
L’inizio di campionato non è dei migliori per nessuno dei due, visto l’attuale ultimo posto degli arancio-verdi e i soli sei punti nelle prime sette giornate dei sardi.
La filosofia e l’impronta di entrambi gli allenatori deve ancora venir fuori ma se le loro rispettive squadre dovessero iniziare ad ingranare con il piede giusto la salvezza potrebbe arrivare senza problemi.
La sfrontatezza di Di Francesco contro pazienza di Nicola
Per caratteristiche e ideologia di pensiero calcistico, Di Francesco e Nicola sono due allenatori molto differenti e distanti l’uno dall’altro sulla lettura di molte situazioni tattiche.
L’unico fattore che forse li accomuna è quello di assumersi la responsabilità di gestire panchine sulla carta svantaggiate per valore della rosa e qualità dell’organico per dimostrare al pubblico di sbagliarsi sul conto delle proprie squadre.
Su tutte le altre sfaccettature, però, i due mister si avvicinano ben poco, a partire dall’approccio alle partite e il modo con cui esse vengono preparate.
La filosofia di Nicola abbraccia un calcio parecchio ragionato e devoto alla fase difensiva come prima priorità in cui il classico 3-5-2 tende spesso a diventare un 5-4-1 in fase di ripiego per garantire una copertura molto densa nel reparto arretrato.
Non si parla assolutamente di catenaccio vecchio stile perché poi in fase offensiva lo stesso Nicola tende a portare in avanti quanti più giocatori possibili per cercare di segnare ma comunque le attenzioni maggiori sono rivolte al lato difensivo.
DiFra e la suo carattere che spesso gli costa caro
Per Di Francesco l’arma a doppio taglio è sempre stata la sua spiccata voglia di imporre il proprio calcio improntato all’attacco.
Mezz’ali di inserimento, esterni d’attacco a piede invertito per entrare in mezzo al campo e calciare ma anche una difesa pronta ad alzarsi appena c’è l’occasione sono tutte caratteristiche che dimostrano il suo coraggio.
Lo stesso coraggio che ha pagato in termini di risultati con una squadra di alto livello come la vecchia Roma e quello storico cammino in Champions, ma che con squadre meno attrezzate è un rischio e lo abbiamo visto lo scorso anno.
A Frosinone DiFra aveva cominciato bene e i ciociari giocavano un buon calcio propositivo ma quella spinta si era persa visto che la rosa non era costruita per mantenere quel livello di costanza nelle prestazioni, pena la retrocessione e l’esonero dalla panchina.